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Florigrafia: che cos'è e quando è nata

Florigrafia: che cos'è e quando è nata

Scopriamo insieme che cos’è la florigrafia, una forma di comunicazione molto in voga nel corso dell'Ottocento

Dalla letteratura alla religione, dall’arte alla quotidianità: sono molte le volte in cui abbiamo sentito parlare di “significato dei fiori” o “linguaggio dei fiori”. Ebbene, tutto ha inizio dalla florigrafia! Scopriamo insieme che cos’è e quando nasce questo singolare modo di comunicare.

florigrafia
Foto: Scott Webb @pexels

Che cos’è la florigrafia

La florigrafia, nota anche come linguaggio dei fiori, è una forma di comunicazione secondo cui i fiori – più in generale gli allestimenti floreali – sono utilizzati per esprimere sensazioni e sentimenti che non sempre possono essere pronunciati o che si riescono semplicemente a comunicare. Per ogni fiore e colore ha elaborato un significato e ha creato, così, un vero e proprio linguaggio. Ad esempio, ancora oggi la rosa rossa significa “passione”.

La florigrafia ha radici ben salde nella storia e nella cultura di popolazioni molto antiche, attraversando le più svariate epoche per giungere fino ai giorni nostri. Un modo di tradurre, comunicare e far conoscere i propri sentimenti cui facciamo ancora riferimento nonostante le sfumature di significato si siano trasformate nel tempo.

Quando si diffuse?

L'attribuzione di un significato simbolico ai fiori e alle piante risale, dunque, da moltissimo tempo. Nel Medioevo e nel Rinascimento, infatti, ai fiori si attribuivano significati morali. Tuttavia, la florigrafia raggiunse il suo pieno sviluppo solo nell’Ottocento. È in età vittoriana, infatti, che il linguaggio dei fiori era così strettamente legato alla comunicazione dei sentimenti tanto da dar vita ad un’editoria specializzata nella stampa di libri illustrati – con incisioni e litografie – dedicati ai fiori e alle piante.

Le prime notizie a riguardo sono da ricondurre a Mary Wortley Montagu, moglie dell'ambasciatore inglese a Costantinopoli, che nelle sue lettere (pubblicate nel 1763) raccontava dell'usanza – chiamata selam – di attribuire significati simbolici a tutti gli oggetti e in particolar modo ai fiori. Successivamente, in Europa si diffusero diversi libri e dizionari sull’argomento come Abécédaire de flore, ou language des fleurs, Flowers: their Use and Beauty o Le Language des Fleurs.

Questi dizionari, in realtà, non inventarono un nuovo linguaggio dei fiori ma ne riunirono i significati già conosciuti o perduti nel tempo. Alcuni di questi hanno radici mitologiche o derivano dalla caratteristica stessa del fiore, altri ancora dalle proprietà mediche e magiche per i quali sono riconosciuti. Il risultato, alla fine, altro non è che qualcosa da tramandare, da consultare e da seguire quando sono i fiori a dover dire qualcosa di importante al posto nostro.

È difficile credere che oggi abbiamo la stessa attenzione e cura dei Vittoriani nello scegliere i fiori, ma allo stesso tempo è qualcosa che fa parte di noi. O meglio, una delle tante tradizioni in cui è ancora bello credere, sperare, sognare e fantasticare.


Cristina Morgese
Cristina Morgese
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Dopo aver conseguito la Laurea in Storia dell'arte e il Master in Management Museale, lavoro freelance come giornalista, copywriter e content creator. Non credo a confini già delineati, per questo mi piace oltrepassarli e trovare i fili nascosti che legano discipline diverse tra loro.
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Dopo aver conseguito la Laurea in Storia dell'arte e il Master in Management Museale, lavoro freelance come giornalista, copywriter e content creator. Non credo a confini già delineati, per questo mi piace oltrepassarli e trovare i fili nascosti che legano discipline diverse tra loro.
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