In Italia come nel resto del mondo, eventi meteorologici estremi si stanno verificando sempre più di frequente, intensificandosi stagione dopo stagione. Diretto responsabile del fenomeno in questione è l’uomo e il massiccio inquinamento dell’ambiente provocato dalle sue attività. Neanche a dirlo, oggi Madre natura presenta il conto.
Legambiente, da sempre attenta alla salute del Pianeta e alle questioni ambientali, accende i riflettori sul tema. Le temperature impazzite aumentano l’intensità e la frequenza degli eventi meteorologici estremi in ogni parte del mondo e occorre fare qualcosa.
Cosa sono gli eventi meteorologici estremi
Cicloni, tornado, alluvioni e grandinate devastanti, ondate di freddo, ondate di calore, piogge acide, siccità da record: questi sono alcuni dei fenomeni meteorologici detti estremi. Ancora ci sono gli tsunami, le tempeste di polvere, le tempeste di sabbia e quelle di fulmini.
Allo stato attuale il riscaldamento della temperatura globale ha compromesso ogni equilibrio e alterato qualsiasi ecosistema sul Pianeta. Così, fenomeni naturali anche comuni si verificano più frequentemente, diventano più violenti e con impatti sempre più catastrofici.
Quando si verifica un evento estremo, infatti, le conseguenze sul territorio, sulle popolazioni colpite, sull’economia e sulla salute del luogo sono devastati. Le comunità anche quando assistite sono gravemente scosse e in molti perdono la vita, mostrando le brutali conseguenze del cambiamento climatico in atto.
Eventi meteo estremi, cosa fare
Anche nel Bel Paese le temperature impazzite provocano morti e disagi importanti. Nel report, Il clima è già cambiato, dell’Osservatorio Città Clima 2022 realizzato con Legambiente e Unipol, i dati evidenziano quanto preoccupante sia l’accelerazione degli eventi climatici estremi anche in Italia.
Dal 2010 a oggi gli eventi registrati sono più di 1.500, hanno coinvolto oltre 780 comuni e ucciso 279 persone. A soffrire sono maggiormente le grandi città, si legge, ma in verità l’emergenza non risparmia nessuno. Ad oggi il Paese non ha ancora un Piano nazionale di adattamento al clima e in oltre dieci anni gli investimenti destinati alla messa in sicurezza del territorio hanno raggiunto appena i 13 i miliardi. Legambiente chiede al nuovo Governo e al Ministero dello dell’ambiente e della sicurezza energetica di prestare più attenzione all’emergenza e di approvare quanto prima un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (24 Paesi europei su 27 ne hanno uno).
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CLIMap, l’iniziativa di Legambiente
Nel frattempo, dalla collaborazione di Legambiente con gisAction nasce CLIMap, un’iniziatica di mappatura partecipata dei fenomeni estremi sul territorio italiano. L’obiettivo è quello di responsabilizzare i cittadini e permettere a ognuno di segnalare un evento estremo, testimoniarlo e raccontarlo. Capire gli impatti del cambiamento climatico sul territorio è il primo passo per trovare strategie di adattamento efficaci e in mancanza di interventi strutturati e strutturali, ognuno è chiamato a fare la sua parte.
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