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Estrarre metalli dalle piante, l'alternativa green alle miniere

Estrarre metalli dalle piante, l'alternativa green alle miniere

Estrarre metalli dalle piante è possibile e potrebbe trattarsi di un’alternativa green alle miniere capace anche di bonificare delle aree inquinate.

«Phytomining», questo è il termine coniato per indicare il processo che permette di estrarre metalli dalle piante. Si tratta di una possibilità ben più che teorica, individuata dal professore di botanica Alan Baker, dell’Università di Melbourne. Una procedura che in futuro potrebbe diventare l’alternativa green e sostenibile alle tradizionali, e decisamente più impattanti, miniere.

Phytomining: estrarre metalli dalle piante per la bonifica e lo sviluppo economico

L’idea di estrarre metalli dalle piante nasce da una constatazione del professor Baker il quale nel corso dei suoi studi ha osservato delle interessanti capacità di alcune specie vegetali. Certe piante, infatti, sono in grado di crescere in terreni molto ricchi di metalli - come il nichel - e di assorbirli attraverso le loro radici, accumulandoli. Si tratta di una capacità di alcune specie le quali utilizzano tali accumuli con finalità legate alla loro protezione da specie infestanti e per un più efficace sfruttamento dei nutrienti. L’aspetto più interessante, tuttavia riguarda il possibile accesso ai metalli contenuti in esse. Pressando le parti di queste piante è possibile ottenere una linfa ricca di metalli, che possono poi essere separati e raccolti. Nel caso del nichel si è osservato che può arrivare a costituire un quarto della composizione della linfa: una quantità non certo trascurabile.

I vantaggi dell’estrarre metalli dalle piante con il phytomining però non finiscono qui. Le specie vegetali capaci di ciò - ad oggi ne sono state individuate circa 700 - potrebbero essere utilizzate anche per la bonifica di terreni inquinati e come fonte di sviluppo di aree non produttive. Nel primo caso, infatti, le piante potrebbero estrarre dal terreno eccessi di metalli, i quali poi potrebbero essere estratti e destinati all’industria. Sarebbe inoltre possibile rendere produttive delle aree non adatte ad altre coltivazioni, contribuendo allo sviluppo di zone rurali in cui il terreno risulta ricco di metalli o inquinato. Questa metodologia risulterebbe un’alternativa green alle miniere in quanto richiederebbe un minore dispendio di risorse e eviterebbe gli effetti contaminanti sull’ambiente delle attività minerarie. Senza contare i benefici associati alla crescita di nuovi alberi.

Secondo il professor Baker, estrarre metalli dalle piante risulterebbe un’attività sostenibile la quale, ogni sei mesi, garantirebbe la produzione di una certa quantità di materia prima, raccogliendo semplicemente piccole porzioni dai vegetali. Una metodologia che sarebbe in grado di creare valore senza impattare eccessivamente sull’ambiente, creando una filiera più green anche per l’industria.


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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