Ecco che fine ha fatto il Soylent

Una polvere prima, un beverone poi, forse barretta tra qualche mese, il Soylent è un mix di nutrienti che nasce dall’idea che non abbiamo bisogno effettivamente di mangiare del cibo, quanto piuttosto di assumere i nutrienti che questo contiene.
Cos’è il Soylent
Il suo nome è tratto da un macabro film di fantascienza del 1973 in cui si narra che l’umanutà, costretta ad una vita di miseria in un mondo consumato, i ciba di gallette chiamate appunto Soylent, il cui prodotto di base però non sono altro che esseri umani già morti e trasformati in farina.
Non esattamente un’immagine pensata per far venire l’acquolina, eppure i principi dietro ad un prodotto del genere sono molto interessanti, in primis proprio l’impatto ambientale, ridotto notevolmente per il Soylent poiché i suoi componenti di base possono essere recuperati da scarti di produzione. Il profilo nutrizionale cerca di essere il più completo possibile, tenendo come riferimento una dieta sana e equilibrata, ma ad essere premiata è soprattutto la funzionalità, vista la velocità di preparazione e una generale efficienza quando si pensa all’impronta ambientale complessiva di un prodotto che, solo per fare un esempio, dovrebbe generare molti meno rifiuti.
Qualche limite
I limiti di questo rivoluzionario sostituto dei pasti però ci sono, anche se probabilmente correggibili sempre più grazie all’esperienza e ai dati collezionati. In primis alcune versioni del Soylent sembrerebbero causare disturbi gastrici ai consumatori (solo circa lo 0,1%) e il motivo ancora non è stato esattamente sviscerato, anche se si pensa ad un possibile cambiamento di ingredienti tra due versioni della bevanda.
Le critiche però non si fermano qui: qualcuno sottolinea come non esistano prove scientifiche che effettivamente dimostrino il Soylent possa essere un sostituto a 360 gradi della dieta tradizionale, tanto che in un articolo apparso su Wired il professore Giorgio Calabrese, docente di Alimentazione e nutrizione umana presso l’Università del Piemonte orientale, afferma: «la deglutizione, il transito nell’esofago, il movimento olistico dello stomaco. Tutti i passaggi che compie il cibo quando mangiamo creano una condizione enzimatica che prepara il corretto assorbimento delle sostanze nutritive nell’intestino e al loro utilizzo da parte delle cellule. L’assorbimento, che è un processo naturale nel caso dei cibi, diventa così un fenomeno artificiale»
Nonostante tutto l’azienda ha recentemente un ulteriore finanziamento pari a 50 milioni di dollari con il quale è decisa a puntare alto, probabilmente tentando l’assalto ad altri mercati oltre l’americano e statunitense. Rimane da capire quale compromesso si è disposti ad accettare, se i problemi legati questo tipo di prodotto possono essere surclassati dai vantaggi che offre.
Fonti: forbes.com - ilpost.it - wired.it - soylent.com
