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Dovremmo considerare il sole come una medicina?

Dovremmo considerare il sole come una medicina?

Sfruttare il sole come medicina è una tecnica molto antica. Ma come può un elemento naturale sia così potente?

È difficile considerare il sole come medicina: è sotto i nostri occhi tutti i giorni e tendiamo a dargli scarsa importanza, rivolgendogli la nostra attenzione unicamente in estate, quando diventa la fonte principale della nostra abbronzatura. Ma l’esposizione al sole è molto più di questo: aiuta a combattere alcune malattie, a ridurre il rischio di altre ed è fondamentale per la produzione della vitamina D. Insomma, il sole è la medicina migliore in assoluto, non solo perché è naturale e con scarsi effetti collaterali, ma è anche perché gratis.

In realtà, già gli antichi romani avevano intuito l’importanza del sole come medicina, sottoponendosi a vere e proprie sedute di elioterapia per curare disturbi legati alla pelle. Avvalorata da studi più recenti, questa medicina alternativa sta lentamente riprendendo piede, soprattutto tra coloro che la preferiscono come primo tentativo al posto dei medicinali.

In che modo il sole agisce come medicina?

Quando pensiamo al sole, la prima cosa che ci viene in mente è la luce che emana, quella che permette di distinguere lo spettro di colori. In realtà la luce visibile rappresenta solo il 37% di tutta la luce emessa: ci sono i raggi infrarossi, che ne costituiscono il 60%, e i raggi ultravioletti che rappresentano il rimanente 3%.

Se i raggi infrarossi sono quelli che scaldano e permettono di abbronzarsi, il ruolo terapeutico viene lasciato ai raggi ultravioletti. Anche chiamati «attinici», agiscono direttamente sui tessuti, ma, a voler ben vedere, il primo modo in cui il sole entra nel nostro organismo è il cibo: l’energia in esso contenuta proviene direttamente dal sole perché è grazie a esso se le piante svolgono la fotosintesi clorofilliana.

Il sole per il trattamento e la prevenzione di diverse patologie

È recente lo studio condotto dall’Università di Ferrara secondo cui il sole inteso come medicina, costituisce un valido aiuto per la lotta contro la depressione. Stimolando l’ipotalamo infatti, permette che vengano rilasciati serotonina ed endorfine, i cosiddetti ormoni della felicità. Non è un caso infatti che le popolazioni dei paesi nordici, dove il sole scompare per lunghi periodi, siano più soggette a depressione. Il sole come medicina, inoltre, aiuta la regolazione del ritmo sonno-veglia, favorendo un buon riposo. In particolare, l’esposizione ai raggi solari durante il giorno, stimola il rilascio di melatonina durante la notte.

Il sole costituisce anche la principale fonte di Vitamina D, utile per rafforzare il sistema immunitario, e bastano 15 minuti di esposizione giornaliera per produrne la quantità necessaria. L’aumento degli impiegati addetti a lavori di ufficio tuttavia, ha fatto sì che negli ultimi 20 anni si registrasse un incremento di persone carenti di questa vitamina. Anche le stesse creme protettive ne inibiscono la formazione, ostacolando il passaggio dei raggi ultravioletti. Tra le altre patologie che l’esposizione al sole può alleviare come medicina o prevenire ci sono l’osteoporosi, la sclerosi multipla, alcuni tipi di cancro (colon, ovaie, prostata, seno), diabete, malattie cardiovascolari, malattie della pelle (acne, eczemi, psoriasi), malattie autoimmuni e malattie del sistema respiratorio (asma e raffreddore).

Al contrario, poca luce può causare non solo nei casi più gravi il rachitismo, ma anche gli stessi sintomi di una dieta squilibrata: tendenza all’obesità, depressione e comportamenti compulsivi. Detto ciò, è sempre molto importante non esporsi per lungo tempo al sole e procedere gradualmente per evitare scottature. A tal proposito, le ore più indicate sono: in inverno tra le 10 e le 11 del mattino e le 12 e le 14 del pomeriggio, in estate invece dalle 7 alle 10 e dalle 14 alle 17.

Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.


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