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Crisi climatica: senza stop alle emissioni a rischio l'87% delle specie marine

Crisi climatica: senza stop alle emissioni a rischio l'87% delle specie marine

Tra tutte le specie colpite dalla crisi climatica le specie marine sarebbero le più a rischio, secondo una ricerca canadese

Se le emissioni di gas serra dovessero continuare coi tassi attuali, gli effetti della crisi climatica metterebbero a rischio fino all’87% delle specie marine entro la fine dal secolo. È l’allarme lanciato dai ricercatori dell’Università Dalhousie in Canada che in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Climate Change hanno fornito un panorama poco rassicurante sul futuro dei nostri mari e dei nostri oceani.

crisi climatica specie marine
Foto: Geraldine Dukes @Pixabay

Oltre 25.000 specie marine a rischio per la crisi climatica

I ricercatori hanno valutato il rischio portato dalla crisi climatica per oltre 25.000 specie marine, analizzando come dimensioni corporee e tolleranza alla temperatura, interagiscono con le condizioni climatiche passate e future nelle aree in cui vivono. Lo studio ha valutato il rischio climatico in due diversi scenari: uno in cui le emissioni continuerebbero sui volumi attuali e un altro in cui le emissioni verrebbero ridotte in conformità con gli accordi di Parigi sul clima. Nel peggior caso, quello in cui non venga effettuato alcun intervento di riduzione delle emissioni attuali, comunicano gli scienziati, il rischio per la vita marina sarebbe elevatissimo.

Colpa di oceani più caldi e più acidi

Gli effetti della crisi climatica porterebbero a un aumento delle temperature e all’acidificazione delle acque. In queste condizioni, entro il 2100, almeno l’87% delle specie marine sarebbe considerabile a rischio estinzione elevato o critico. Le zone più colpite risulterebbero quelle costiere e quelle in prossimità della fascia equatoriale minacciando così in maggior misura la biodiversità delle aree tropicali.

Più colpite le nazioni a basso reddito

Emissioni continue porterebbero ad una distruzione diffusa degli ecosistemi marini, con conseguenze maggiori per le nazioni a basso reddito e con minore capacità di adattamento. “I paesi a basso reddito hanno contribuito in misura minore alla crisi climatica, ma avranno un rischio climatico più elevato per i loro ecosistemi marini e per la pesca", afferma il coautore della ricerca Derek Tittensor. “Questi risultati dovrebbero spingerci ad agire immediatamente per evitare lo scenario peggiore”.

Rallentare la crisi climatica per salvare le specie marine

Per le nostre acque per le specie marine che le abitano servono nuove strategie di gestione e conservazione. Secondo Daniel Boyce, autore principale dello studio, “La crisi climatica di origine antropogenica sta riscrivendo le regole. Dobbiamo continuare a sviluppare nuovi approcci e strategie di adattamento se vogliamo garantire che i nostri oceani rimangano sani e produttivi”. Il primo passo tuttavia resta la via della mitigazione delle emissioni.


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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