Cos'è il vuoto a rendere e perché funziona

Allungare il ciclo di vita di imballaggi e prodotti è un passaggio imprescindibile nella lotta allo spreco. Così come la collaborazione dei consumatori è tassello fondamentale affinché un modello di economia circolare possa avere successo. Il vuoto a rendere, in questo senso, è una delle strade percorribili per ridurre drasticamente l’accumulo di rifiuti in discarica e lo spreco di energie e materie prime.

Vuoto a rendere, cos'è?
Riferendoci al vuoto a rendere parliamo per lo più di bottiglie e contenitori in plastica PET, vetro e alluminio. Materiali che non esauriscono la loro funzione dopo esser state vuotate e che anzi possono essere riutilizzate molte volte dopo un’adeguata sterilizzazione. Come funziona? Il cliente acquista un prodotto e paga una cauzione di pochi centesimi sull’imballaggio. Quando vuotata e riconsegnata (pulita e non danneggiata), si riavranno indietro i soldi della cauzione versata. Così facendo il consumatore inizierebbe a pagare solo per il contenuto del prodotto acquistato e non più anche per il suo contenitore.
Il vuoto a rendere è una buona soluzione
In termini di lotta ai rifiuti, il vuoto a rendere ha già ampiamente mostrato i vantaggi che porta con se. Nei molti Paesi europei, e non, in cui questo sistema è realtà consolidata si è avuto un crollo vertiginoso dello spreco di questi materiali. Nei paesi Scandinavi il riciclo di vetro, PET e alluminio si attesta attorno al 97%. In Australia si riutilizzano circa l’85% di questi imballaggi, in America il 70.
Riutilizzo, non rigenerazione: i vantaggi del vuoto a rendere
Preferendo il vuoto a rendere si sceglie una gestione più sostenibile dei rifiuti. O meglio, si producono meno rifiuti. I contenitori vuoti avranno diritto a una seconda, terza, quarta vita. Per la precisione, fino a 20 riutilizzi per gli imballaggi in PET, oltre 30 per quelli in vetro. Di conseguenza, vuoto a rendere significa anche consumo più responsabile di materie prime, energia (quindi emissioni) e acqua, abbattendo sensibilmente i costi di produzione.
Quanto ci costa il vuoto a perdere
Per produrre una nuova bottiglia in PET occorrono all’incirca 2kg di petrolio, 1kg per una nuova bottiglia in vetro. Prendiamo il caso italiano. Il nostro Paese è il maggior consumatore di acqua in bottiglia al mondo con un consumo di circa 11 miliardi di bottiglie all’anno. Secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, il passaggio dal vuoto a perdere al vuoto a rendere farebbe risparmiare, solo al nostro Paese, 950mila euro di petrolio al giorno. Circa 5,9 milioni di barili di petrolio all’anno.
L’Italia non è digiuna al sistema del vuoto a rendere. Anzi, negli anni ’60, e fino all’avvento massiccio della plastica sul mercato, il vuoto a rendere in Italia funzionava benissimo perché ben accettato dai consumatori. Ed è qui che si gioca la nuova partita nella lotta ai rifiuti. In questo caso, le scelte del singolo possono fare la differenza.
