Consumo sostenibile: come cambiano le abitudini

Non passa giorno in cui non si senta parlare di sostenibilità, di consumo sostenibile e di azioni concrete per la salvaguardia dell’ambiente. A portare il problema sotto gli occhi di tutti è stata probabilmente la giovane Greta Thunberg che con il suo motto «Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza» è stata la fonte di ispirazione di giovani e meno giovani.
Le abitudini di consumo sostenibile degli Italiani
Secondo il report 5° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile stilato da Life Gate, sono sempre più le persone coinvolte in questo cambio di abitudini che portano a un consumo sostenibile. Il valore si aggira attorno al 67% e coinvolge soprattutto le donne tra i 35 e i 54 anni, professionalmente attive, diplomate o laureate. Questo tuttavia è solo un campione e analisi più approfondite evidenziano significativi cambi nelle abitudini di consumo sostenibile degli italiani. Concretamente sono sempre di più coloro che praticano raccolta differenziata (il 92%), utilizzano elettrodomestici a basso consumo (77%), limitano le bottiglie in plastica (40%) preferendo le borracce e i distributori alla spina, scelgono cibo biologico (34%), utilizzano piatti e posate biodegradabili il (34%), capi di abbigliamento sostenibile (17%) e prodotti di cosmesi naturale (16%).
Per quanto riguarda gli acquisti, gli Italiani si dichiarano disposti a spendere di più per avere prodotti migliori e sostenibili. Questa vale soprattutto per l’elettronica con lampadine a led, elettrodomestici di classe energetica alta, energie rinnovabili, ma anche prodotti biologici e abbigliamento. Ecco che di nuovo l’abbigliamento torna a essere al centro dell’attenzione tra le abitudini di consumo sostenibile degli italiani, con il passaggio da un fast fashion, dettato dai brand che ogni anno sfornano diverse collezioni a basso costo, a prodotti sì più costosi ma ottenuti con materiali naturali e di durevolezza maggiore. A questo si affiancano i negozi dell’usato, quelli di scambio e noleggio che ogni anno muovono migliaia di dollari. A essere coinvolti non sono solo i cittadini, ma anche le fabbriche e le industrie.
Le industrie invece cosa fanno per cambiare le loro produzioni e le loro abitudini di consumo in più sostenibili? In questo caso è difficile generalizzare poiché ogni sistema produttivo fa storia a sé. Tuttavia, grazie all’ente no-profit B-Lab è possibile ottenere una certificazione che attesti un modello di business differente messo in campo dall’azienda che può riguardare i dipendenti, i fornitori, ma anche l’ambiente e la comunità locale.
Insomma, ogni settore è interessato da una correzione di rotta delle proprie abitudini, orientato verso un consumo sostenibile che miri alla salvaguardia dell’ambiente.
