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Conflitto uomo-animale per l’acqua: la soluzione degli apicoltori messicani

Conflitto uomo-animale per l’acqua: la soluzione degli apicoltori messicani

Nella Riserva della Biosfera Calakmul, degli abbeveratoi condivisi risolvono il conflitto uomo-animale fra apicoltori e animali selvatici

Il carnivoro che mangia il bestiame e l’erbivoro che mangia i raccolti sono classici esempi di conflitto uomo-animale selvatico. La soluzione più facile spesso applicata da allevatori e agricoltori è quella di piazzare trappole o abbattere gli intrusi, ma il vero problema non sono gli animali: spesso è l’uomo, che invade gli spazi e non li vuole condividere. Ma c’è anche un’altra via. In Messico, alcuni apicoltori hanno trovato una semplice ma efficace soluzione per convivere perfino con i grandi felini.

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@envatoelements

Il problema dell’acqua a Calakmul

Protagonista di questa storia è la Riserva della Biosfera Calakmul, una delle aree protette più grandi del Messico con più di 700.000 ettari. Nella riserva non ci sono né fiumi né laghi, perciò l’acqua piovana rimane per poco, in piccoli laghi stagionali (aguadas) e in piccole pozze rocciose (sartenejas).

Negli ultimi decenni, i cambiamenti del clima qui si sono fatti sentire. La media delle piogge non si è ridotta, però si sono fatte più imprevedibili ed estreme, e la stagione secca dura di più. Di conseguenza, quelle piccole riserve d’acqua si prosciugano velocemente.

Ed è qui che arriva il conflitto uomo-animale. Carnivori o erbivori che siano, per cercare l’acqua molti animali si avvicinano alle vasche che gli apicoltori sistemano per le api, nei dintorni della riserva. E allora ne derivano danni per gli uomini e per gli animali, perché alcuni apicoltori rispondono all’intrusione con le armi.

Un conflitto uomo-animale risolto con abbeveratoi

Per risolvere il problema, apicoltori e conservazionisti hanno avuto un’idea: le bebederos.

Molto semplicemente, si tratta di abbeveratoi piazzati vicino alle arnie, ma non tanto da farci avvicinare anche gli animali selvatici. Nel 2015 ne sono state posizionate 6 come test, ma oggi ce ne sono più di 70. Sono anche monitorate da delle fototrappole, che in questi anni hanno immortalato più di 70 specie di animali, tipo tapiro di Baird, giaguaro, ocelot e coati.

In questo modo, il conflitto uomo-animale è risolto. Le api hanno la loro acqua, che le difende anche dagli attacchi di formiche. E hanno l’acqua anche gli animali selvatici, che così non fanno danni e non ne subiscono.

Un metodo da migliorare, ma funziona

Come tutte le cose, anche questa idea ha i suoi svantaggi. Di acqua ne va trasportata molta e per lunghe distanze. Questo lungo trasporto può farci proliferare dei patogeni, che poi passano agli animali. E le vasche possono facilitare troppo i predatori negli agguati alle prede. Ci sarà quindi qualcosa da migliorare, ma gli apicoltori per primi confermano che è un metodo che funziona.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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