Il decennio 2011-2020 è risultato il più caldo mai registrato e i dati su ghiacciai, temperatura dei mari ed emissioni allarmano gli esperti.
Il cambiamento climatico corre e, secondo un recente report, il decennio 2011-2020 sarebbe persino stato il più caldo della storia. A certificarlo ci ha pensato uno studio della World Metereological Organization che ha indagato su diversi parametri. Al centro del lavoro troviamo, dunque, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento della temperatura delle acque con relativo aumento dell'acidificazione ed elevate concentrazioni di gas serra nell’atmosfera. La necessità di un rapido cambio di rotta appare ora urgente.
Il decennio più caldo
A mostrare che il decennio 2011-2020 è stato il più caldo mai registrato ci ha pensato il report “The Global Climate 2011-2020: A Decade of Acceleration” a cura del WMO. I ricercatori hanno sottolineato che, in realtà, dagli anni 90 ogni decennio è risultato più rovente del precedente. Tra il 2011 e il 2020, tuttavia, la deviazione rispetto ai valori standard è apparsa enorme. Le medie globali sono state di 1.1°C superiori rispetto ai valori dell’epoca pre-industriale.
Saltuariamente la deviazione ha toccato quota +2°C. Il numero di Paesi che hanno vissuto picchi termici è risultato senza precedenti. Nel decennio rientrano anche i due anni più caldi della storia, identificabili in 2016, dominato da un ritorno di El Nino particolarmente intenso, e 2020. Regioni polari e zone montuose sembrano rappresentare le aree più a rischio.
Gli effetti degli anni più caldi
I dati che mostrano come il decennio 2011-2020 sia stato il più caldo di sempre fanno suonare più di un campanello d’allarme. I fattori da tenere d’occhio sono, infatti, diversi. A preoccupare è, in primis, lo scioglimento dei ghiacciai. Nella decade presa in esame i giganti bianchi si sono ritirati di circa 1 metro all’anno e ciò rappresenta un record negativo. In Antartide le perdite di copertura glaciale sono risultate del 75% superiori a quelle registrate nel periodo 2001-2010.
Tutto ciò non può che ripercuotersi in modo drammatico sulle scorte idriche. Le concentrazioni di gas serra in atmosfera, con CO2 e metano in testa, sono apparse in continuo aumento. A livello di oceani il quadro non risulta meno preoccupante. Il livello dei mari continua, infatti a salire, così come la temperatura delle acque, e le zone costiere in pericolo sono sempre di più.
Cambiamento climatico: cosa succederà dopo il decennio più caldo?
Gli esperti sottolineano che prendere in considerazione i nuovi dati sul decennio più caldo mai registrato è d’obbligo. Rispettare il Paris Agreement e mantenere l’aumento di temperatura globale entro i 2°C rispetto all’epoca pre-industriale, richiede, infatti, azioni decise. Petteri Taalas, Segretario Generale della WMO, ha affermato che il nuovo report conferma quello che è ormai un trend trentennale e ribadisce che, purtroppo, al momento non si vedono concreti segni di un’inversione di rotta.
Il tempo per salvare ghiacciai e calotte polari scarseggia. Le stime affermano, infatti, che, al ritmo attuale, le probabilità che la soglia dei +1.5°C di aumento di temperatura globale venga superata entro 7 anni sono del 50%. Gli eventi meteo estremi sono, in questo contesto, destinati a moltiplicarsi. Ondate di calore, siccità e inondazioni si tramutano, così, in minacce costanti per gran parte della popolazione mondiale.
Il fatto che il decennio 2011-2020 sia stato definito il più caldo di sempre non desta, purtroppo stupore. Secondo gli esperti, anzi, la situazione è destinata, in futuro, a precipitare ulteriormente. I rilievi mostrano, per altro, che il 2023 è in corsa per scalare le classifiche degli anni più roventi ma registrati. Alcuni segnali positivi arrivano dai dati sulla riduzione delle dimensioni del buco nello strato di ozono, ma si tratta di progressi non sufficienti.