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Bruciare alberi per fare energia uccide l’ecosistema: l’appello degli scienziati

Bruciare alberi per fare energia uccide l’ecosistema: l’appello degli scienziati

Una lettera alla COP15 firmata da più di 600 scienziati lancia l’allarme sulle biomasse, bruciare alberi per fare energia non sarebbe a emissioni zero

Bruciare alberi per produrre energia non sarebbe “carbon neutral”, a emissioni zero. Anzi, la crescente pratica di coltivare alberi per il solo scopo di alimentare l’industria dell’energia come biomassa starebbe compromettendo ecosistemi in diverse parti del mondo. La pratica dovrebbe essere contenuta e non allargarsi come prevedono invece le stime per i prossimi anni. L’allarme e l’invito arriva da oltre 600 scienziati che hanno sottoscritto una lettera destinata ai rappresentati della COP15 di Montreal in Canada.

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Foto: Yves Bernardi @Pixabay

Bruciare alberi per fare energia danneggia gli ecosistemi

La preoccupazione degli scienziati riguarda la crescente pratica di bruciare alberi per produrre energia e come il settore dell'energia da biomassa stia minacciando gli ecosistemi mondiali. Le foreste sono tra i luoghi più ricchi di biodiversità del pianeta e forniscono l'habitat a innumerevoli specie mentre fino a un milione di specie sono a rischio di estinzione entro la fine del secolo, principalmente a causa della frammentazione e della perdita dell'habitat naturale.

Non è una pratica a emissioni zero

A preoccupare è il fatto che bruciare biomasse venga spesso considerato “a emissioni zero” e come molti paesi stiano investendo fortemente in questa direzione per raggiungere i loro obiettivi di azzeramento delle emissioni. L’idea è che un albero bruciato oggi possa semplicemente venire ripiantato domani senza alcun impatto duraturo sull’ambiente. Ma questa sarebbe una percezione errata, dicono gli scienziati, e starebbe già causando seri danni ambientali destinati ad aumentare se la percezione non dovesse cambiare.

Perché non dovremmo bruciare gli alberi?

Molti di questi alberi destinati a biomassa non sarebbero scarti della lavorazione del legno ma provengono in realtà da foreste antiche, ricche di biodiversità o foreste critiche per la tutela degli equilibri climatici. Il legno utilizzato per l'energia da biomassa inoltre arriva spesso da pratiche dannose come il taglio a raso. Una volta che una foresta è stata tagliata, sono necessari decenni, se non secoli, prima che possa crescere e recuperare il suo livello originale di biodiversità. Se è vero che gli alberi possono essere ripiantati dopo il disboscamento, spesso tuttavia vengono rimpiazzati con monocolture che non funzionano altrettanto bene nella creazione e nella difesa di ecosistemi complessi.

Biomasse: un rischio in crescita

Purtroppo l’idea che bruciare gli alberi per produrre energia sia a zero emissioni sta guidando le politiche energetiche di diversi paesi che puntano a sostituire con biomassa altre fonti come gas e carbone. Tuttavia, dicono gli scienziati, non si tratta di una scelta sostenibile. Se il trend attuale dovesse continuare la produzione di alberi destinata a biomassa dovrebbe aumentare drasticamente. Alcune proiezioni stimano che se l’uso mondiale di biomassa dovesse diventare regolare servirebbero fino a 1,2 miliardi di ettari di terreno destinati a questa pratica: una superfice pari a circa l’80% di tutti i terreni attualmente destinati all’agricoltura. Una prospettiva ovviamente insostenibile.

Cosa chiedono gli scienziati?

Se l’obiettivo di incontri come COP15 è arrestare e invertire la predita globale di ecosistemi e tutelare la natura, bruciare gli alberi per produrre energia va nella direzione diametralmente opposta, scrivono gli scienziati. Servirebbero cambiamenti radicali: se la comunità internazionale è votata a impegnarsi nella tutela del 30% del pianeta entro il 2030, allora l’impegno deve avvenire anche per le foreste, ponendo fine alla dipendenza dall’energia da biomassa. “La cosa migliore per clima e biodiversità?” si legge nella lettera “lasciare in piedi alberi e foreste”.


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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