inNaturale
Home
>
Bonsai, piccole opere d’arte in continua evoluzione

Bonsai, piccole opere d’arte in continua evoluzione

Tutti abbiamo visto, almeno una volta nella vita, un bonsai. Stiamo parlando di quei simpatici alberi in miniatura, così piccoli e perfetti da sembrare finti. Chiunque di noi, con un po’ d’impegno, potrebbe realizzarne uno; alla base però ci sono pazienza, cure premurose e una filosofia di vita particolare.

Una storia antichissima

Innanzitutto il termine bonsai è giapponese ma deriva dal cinese pun sai che significa «pianta coltivata da sola in un contenitore fuori dal suo contesto naturale», più chiaro di così! In secondo luogo, la pratica di ridurre gli alberi ad una miniatura è antica, anzi antichissima: prima la Cina e poi il Giappone ne fanno da culla, come si può facilmente dedurre dall’origine della parola. Pensate che la miniatura più antica venne ritrovata in una tomba di oltre 3.000 anni fa e che mille anni dopo, in Cina, si usava praticare il penjing, ovvero comporre paesaggi con piccoli alberi, monti e fiumi.

Più recentemente invece, nel VI secolo dopo Cristo, alcuni popoli nomadi di origine mongola, dominanti la Cina, coltivavano in piccoli vasi piante medicinali, così da poterle trasportare senza fatica durante le migrazioni. All’epoca queste colture non erano ancora considerate arte; per far si che ciò avvenga bisognerà aspettare il 1700, quando dei monaci buddisti cinesi iniziarono a coltivare bonsai applicandovi alcuni principi filosofici: potenza, forza, vita, energia e bellezza innanzitutto. L’arte dei bonsai arriverà poi in Giappone durante il periodo Kamakura (1185-1333), quando molte tradizioni culturali cinesi verranno portate nel Paese del Sol Levante. Qui i giapponesi, influenzati dal buddismo zen, trasformeranno l’arte dei bonsai, portandola ad un livello superiore, con tecniche innovative e mai viste prima.

Ma si potrà parlare di scuole di arte bonsai solo all’inizio del 1800, quando vennero codificati stili, regole e misure. I piccoli alberi in conclusione arriveranno in Europa alla fine del XIX secolo, grazie alle varie Esposizioni Universali dove furono presentate come curiosità esotiche.

Realizzarli, questione di tecnica

Per realizzare un bonsai bisogna tenere chiaro un obiettivo, ovvero ritrarre la massima bellezza della natura in miniatura. Per fare ciò bisogna prestare attenzione a tre elementi: radici, tronco e rami. Le radici sono il fondamento e la forza dell’albero, devono essere solide e attecchire bene al terreno. Il tronco, sempre diverso, caratterizza ogni singola pianta dandogli una sua personalità specifica. I rami infine sono più fragili e richiedono molte cure, tendono verso il cielo per raggiungere la luce necessaria per fiorire.

Ok, ma nella pratica, come si realizza un bonsai? La miniaturizzazione dell’albero avviene grazie alla potatura delle radici che penetrano nel terreno, le quali sono costrette a crescere in un ambiente molto più ristretto, grazie al rinvaso periodico dell’intero apparato e grazie alle progressive potature dei germogli. I rami poi otterranno quelle forme contorte e affascinanti con l’utilizzo di fili di rame; proprio tali forme potrebbero dare l’idea che la pianta soffra, ma state tranquilli non è così, è solo un’impressione.

Filosoficamente parlando

Lo scopo del bonsai è quello di sprigionare forza, racchiudendo in un piccolo spazio una bellezza che in natura non è visibile all’occhio umano nella sua interezza. Vi è un altro elemento però fondamentale e molto affascinante: potremmo considerare questi mini alberi un’opera d’arte mai finita, poiché la pianta continuerà sempre a crescere e a modificarsi, richiedendo continue cure per diventare ogni volta più particolare. Se vi è venuta voglia di accudire un bonsai perché non comprarne uno, magari, per iniziare, già piantato nel suo bel vaso. Le cure e le attenzioni devono però essere quotidiane, non dimenticatelo.

Fonti: focus.it - bonsaiempire.it - ibonsai.it - wikipedia.org - bonsaiworld.altervista.org - nationalgeographic.com - cherylpetty.com


Allegra Germani
Scopri di più
Allegra di nome e di fatto, ho 22 anni, studio Scienze Gastronomiche e non so ancora cosa fare della mia vita se non girare il mondo per riempirmi gli occhi e la bocca di cose buone.
Scopri di più
Allegra di nome e di fatto, ho 22 anni, studio Scienze Gastronomiche e non so ancora cosa fare della mia vita se non girare il mondo per riempirmi gli occhi e la bocca di cose buone.
Iscriviti alla newsletter
Resta aggiornato sulle ultime novità editoriali, i prodotti e le offerte