Artico, i fiordi assorbono sempre meno carbonio

I fiordi non sono solo un suggestivo elemento dei paesaggi dell’Artico. Essi rappresentano piuttosto una risorsa incredibile per il nostro pianeta, dato che fanno da culla di biodiversità e da importanti depositi di carbonio. Uno studio pubblicato in Communications Earth & Environment ha ora mostrato che lo scioglimento dei ghiacci rischia di mettere in crisi quest’ultima dinamica e che le conseguenze per gli equilibri del clima terrestre potrebbero essere devastanti.

Fiordi nell’Artico e carbonio
Nell’Artico i fiordi rappresentano degli ecosistemi unici. A far funzionare i meccanismi di questi ambienti contribuisce in modo determinante il fitoplancton, ovvero quell’insieme di minuscoli organismi vegetali che sta alla base delle reti trofiche nelle acque. Quando i ghiacci si sciolgono nei periodi estivi e la luce solare raggiunge l’Oceano, questi esseri viventi proliferano.
Attraverso la fotosintesi il fitoplancton assorbe CO2 e la immagazzina, trasformandosi, al momento della morte, in un deposito di carbonio pronto ad affondare. Intorno ai piccoli organismi si radunano per altro mammiferi e altri animali marini in un teoricamente perfetto equilibrio. I fiordi fungono, insomma, da baluardo contro il cambiamento climatico ma un’accelerazione di quest’ultimo può innescare un circolo vizioso.
Lo studio su fiordi dell’Artico e clima
A concentrarsi su come i fiordi nell’Artico stiano cambiando a causa del clima ci ha pensato un team del iC3 Polar Research Hub. Il focus dei ricercatori è stato per la precisione sul Kongsfjorden, nelle isole Svalbard. Ciò che è apparso evidente è che l’accelerazione nello scioglimento dei ghiacci mette in crisi l’intero sistema di sequestro del carbonio. Quando le masse glaciali vengono meno, aumenta la quantità di luce solare che raggiunge le acque.
Il fitoplancton cresce, quindi, molto più rapidamente e intorno a esso la vita prolifera. Per quanto questo possa sembrare positivo le conseguenze a lungo termine del fenomeno generano preoccupazione. L’incremento di temperatura delle acque porta, infatti, anche a una maggiore stratificazione di queste ultime. I nutrienti essenziali diventano, quindi, più difficili da reperire. All’aumento di biomassa del fitoplancton finisce, dunque, per seguire una capacità ridotta di stoccaggio del carbonio.
Il futuro dei fiordi nell’Artico
La situazione nell’Artico è preoccupante e i dati sui fiordi non fanno altro che ricordarcelo. A creare problemi è anche il fatto che a causa del riscaldamento globale le acque di fusione dei ghiacciai intervengano sugli ecosistemi in modo imprevedibile. Quanto accade nell’Artico non deve, per altro, essere considerato come confinato in tali zone remote. In un certo senso questa area della Terra funge da barometro per il clima dell’intero pianeta.
Le dinamiche che si innescano qui fanno da precoci segni delle sfide che verranno affrontate anche altrove. Scioglimento dei ghiacciai, alterazioni nella circolazione atmosferica, cambiamenti nella capacità di sequestro del carbonio degli ambienti polari e diminuzione della capacità di riflettere le radiazioni solari delle distese bianche rappresentano complicazioni in grado di travalicare ogni limite geografico.
Quello che sta succedendo nei fiordi dell’Artico costituisce il tassello di un puzzle molto più ampio. Tutto dipende, secondo l’autore leader dello studio Jochen Knies, da come gli ecosistemi si adatteranno ai cambiamenti. Le alterazioni stanno, per altro, già influendo su pesca, industrie e catena alimentare. La corsa del riscaldamento globale risulta molto più rapida del previsto e ogni decimo di grado in questo quadro conta.
