Cambiamento climatico e plancton: l’equilibrio è a rischio

La relazione tra cambiamento climatico e plancton si fa sempre più complicata. L’impatto del riscaldamento globale si sta, infatti, rivelando devastante e gli scienziati temono per l’incolumità degli oceani. Secondo uno studio pubblicato in Nature Communications il plancton è, infatti ormai protagonista di grandi mutamenti e in futuro a risentirne potrebbero essere flora, fauna e pianeta.

Il ruolo del plancton
La relazione tra cambiamento climatico e plancton rappresenta una minaccia per diversi ecosistemi. Il plancton è l’insieme di organismi viventi di dimensioni comprese tra 5 mm e 10 cm, che vivono in balia delle correnti senza contatto con il fondale. Esso comprende fitoplancton, costituito dagli organismi vegetali autotrofi, e zooplancton, formato invece da quelli animali eterotrofi. Tali esseri viventi rappresentano la seconda forma di vita più abbondante sulla Terra e costituiscono la base della catena alimentare marina. Sono poi fondamentali per lo stoccaggio del carbonio e, quindi, per la sopravvivenza dell’intero pianeta.
Cambiamento climatico e plancton
Negli ultimi tempi il rapporto tra cambiamento climatico e plancton è tornato a preoccupare. Un team del ETH Zurich ha sviluppato una mappatura globale della distribuzione di 860 specie di plancton. Vi hanno, poi, applicato algoritmi statistici e modelli climatici per comprendere quale sarà il loro comportamento futuro. Secondo le previsioni a un iniziale aumento di entrambi i tipi di plancton apparentemente positivo, seguiranno mutamenti irreversibili. Se le temperature medie delle superfici marine passassero dagli attuali 16.1 °C ai 25 °C, infatti, ai tropici assisteremmo a un rapido declino dello zooplancton. Si innescherebbe, inoltre, una migrazione di massa delle varie specie dalle calde acque di tali zone a quelle più fresche delle medie e alte latitudini.
Equilibrio a rischio
Le conseguenze dell’interazione tra cambiamento climatico e plancton potrebbero rivelarsi devastanti. Molte specie finiranno private del proprio sostentamento e la forzata convivenza tra organismi appartenenti a habitat diversi rischia di avere risvolti imprevedibili. L’aumento di temperature favorirà, poi, gli organismi più piccoli e ciò avrà un enorme impatto sulla capacità di sequestro del carbonio degli oceani. Le specie di plancton di dimensioni maggiori, una volta morte, affondano più velocemente e si decompongono a grandi profondità. La CO2 rimane così intrappolata, invece di tornare velocemente nell’atmosfera. Fabio Benedetti, autore leader, ha spiegato che ormai tali sviluppi sembrano inevitabili e la priorità risulta prevedere con anticipo i danni.
Lo studio su cambiamento climatico e plancton non può che preoccupare. L’umanità sta ormai sconvolgendo ogni aspetto dell’equilibrio naturale e il rischio è che presto le conseguenze delle nostre azioni si dimostrino irreversibili. Nulla ci autorizza a sentirci padroni di ciò che ci circonda. Il fatto che degli esseri così piccoli possano creare tale scompiglio dovrebbe costituire una potente lezione di umiltà da cui imparare.
