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L’albero del sangue di drago rischia di sparire a causa della crisi climatica

L’albero del sangue di drago rischia di sparire a causa della crisi climatica

Endemico di un’isola dello Yemen, l’albero del sangue di drago è una specie minacciata dall’estinzione caratterizzata da una resina rossa

Un nome intrigante, caratteristiche estetiche curiosissime e un futuro incerto. Sono questi gli elementi che rendono affascinante l’albero del drago, anche conosciuto come albero del sangue di drago (in inglese dragon blood tree). Endemica dell’isola Socotra (Yemen), è una delle tante piante che sta lottando contro la crisi climatica per non scomparire. L'Unione internazionale per la conservazione della natura e il Centro di monitoraggio mondiale per la conservazione dell’ambiente dell’Onu l’hanno infatti inserita tra le specie vulnerabili. Ma la popolazione locale, supportata dagli scienziati, lavora continuamente per garantire la sua sopravvivenza.

L’albero del sangue di drago rischia di sparire a causa della crisi climatica
Foto: Andrew Svk @Unsplash

L’albero del sangue di drago

Socotra è l’isola principale di un arcipelago patrimonio dell’Unesco che si trova tra il mar Arabico e l’oceano Indiano. Dagli anni ’60 fino al 1990, anno della riunificazione dello Yemen, è stata una zona militare protetta dalla quale nessuno poteva né entrare, né uscire. Gli scienziati pensano sia stato proprio questo isolamento a favorire la grande biodiversità del territorio, di cui l’albero del sangue di drago (Dracaena cinnabari) rappresenta uno degli esempi più notevoli.

Solo lì si può ammirare questa specie. Si tratta di una pianta dal tronco grosso, di colore bianco cenere, caratterizzata da una chioma molto ampia fatta di rami robusti e ondulati su cui crescono delle foglie sottili e rigide. Rientra tra le specie “a ombrello”, non tanto per la sua forma (che comunque ricorda l’oggetto) ma per il ruolo ecologico che riveste. La pianta, infatti, favorisce il prosperare di decine di altre specie animali e vegetali nel suo sottobosco, tra cui gechi e serpenti.

Molte sono le sue particolarità. Mentre la maggior parte degli alberi assorbe l’acqua dalle radici pompandola verso i rami, l’albero dal sangue di drago può farlo anche al contrario, procurandosela dall’aria con la chioma e trasferendola al suolo. Si tratterebbe di un meccanismo di adattamento al clima arido della regione. Un’altra curiosità riguarda il tronco: essendo privo di anelli al suo interno, è impossibile calcolare l’età degli alberi. Si pensa, tuttavia, che la maggior parte degli esemplari si aggiri attorno al secolo di vita.

Perché si chiama albero del sangue di drago

Una leggenda narra che l’albero nacque dalle gocce di sangue perse da un drago durante un combattimento con un elefante. In arabo, tuttavia, è conosciuto anche come Dam al-Akhawain, cioè “il sangue dei due fratelli” . Questo perché, secondo un’altra storia, il primo esemplare sarebbe cresciuto vicino al luogo dove due fratelli, Darsa e Samha, furono protagonisti di una lotta all’ultimo sangue.

Ma il nome c’entra soprattutto con l’incredibile resina lucida e rossa che nasconde la corteccia. Macinata in una sottile polvere, in passato veniva venduta ai mercanti greci, arabi e indiani che la trasportavano nel mondo. I suoi utilizzi erano i più disparati, tutti interessantissimi: dalla pittura per artisti e per le ceramiche a smalto per le unghie, da pomata per le ferite a elisir in grado di trattare problemi di salute come diarrea e sanguinamento post-parto.

Foto: Andrew Svk @Unsplash

Cosa minaccia di farlo sparire

Sono tanti i fattori che minacciano di far scomparire l’albero del sangue di drago e la sua affascinante storia. In primis, la crisi climatica. I periodi di siccità sempre più duri lasciano senza acqua il suolo, impedendo agli esemplari più giovani di crescere. Negli ultimi anni, inoltre, alcuni eventi meteorologici estremi, probabilmente alimentati dal surriscaldamento degli oceani, hanno colpito Socotra: nel 2015, due cicloni hanno spazzato via il 30 per cento degli alberi in una settimana.

L’altro grande problema è il numero eccessivo di capre allevate, bestiame che mette sotto pressione l’ecosistema. Come? Brucando di tutto, anche gli alberi del sangue di drago in fase di sviluppo.

Alcuni scienziati prevedono che la specie subirà un forte declino nei prossimi 30-80 anni e che l’albero potrebbe sparire per sempre. “Non c’è speranza nel futuro a lungo termine di questa specie”, ha scritto nel 2019 Petr Maděra, professore di botanica forestale alla Mendel University della Repubblica Ceca.

Gli sforzi per salvarlo

Molte persone che abitano a Socotra e alcuni scienziati provenienti da tutto il mondo sono però impegnate per evitare questa scomparsa. Le prime coltivano le piantine di albero del drago in aree protette tenendo alla larga le capre, i secondi invece forniscono consulenze scientifiche, assistenza tecnica, strumenti e finanziamenti. “L’unico modo in cui può funzionare la conservazione è affidarla alla popolazione locale”, ha detto a bioGraphic Kay van Damme, ricercatore dell’università belga di Ghent. “Sono loro gli esperti in come ci si prende cura del territorio, dei loro animali, delle loro piante, perché lì ci vivono”.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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