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Vecchi impianti petroliferi al largo: hanno un ruolo sorprendente

Vecchi impianti petroliferi al largo: hanno un ruolo sorprendente

Secondo diversi studi i vecchi impianti petroliferi al largo hanno un effetto benefico sugli ecosistemi. Non tutti, però, sembrano pronti ad accettarlo.

I vecchi impianti petroliferi al largo, una volta abbandonati, sembrano potersi rivelare molto più che sostenibili. Secondo diversi studi, infatti, grazie alle loro caratteristiche strutturali, sono un toccasana per la biodiversità. L’obiettivo è trasformarle in barriere coralline artificiali, e piani e riscontri concreti non mancano. A opporsi sono soprattutto gli ambientalisti che temono per il futuro del pianeta.

Vecchi impianti petroliferi

Biodiversità favorita:

Alcuni scienziati hanno dimostrato che i vecchi impianti petroliferi hanno per la natura un ruolo inaspettato. Al di sotto di essi, infatti, la biodiversità fiorisce. I pali d’acciaio attirano prima gli invertebrati, poi pesci e molluschi in cerca di prede. I vecchi impianti petroliferi al largo si trasformano in barriere coralline artificiali. Nei dintorni vige solitamente il divieto di pesca, quindi fungono anche da zone marine protette. Con la loro struttura offrono un riparo difficilmente reperibile in mare aperto, fornendo anche uno spazio per la riproduzione. I pesci devono così spostarsi solo verso il basso, invece di allontanarsi. Per le compagnie la riconversione risulta più economica dello smantellamento e richiede solo la chiusura dei pozzi.

Progetti concreti:

I riscontri del valore ambientale dei vecchi impianti petroliferi al largo sono numerosi. Negli USA la conversione delle piattaforme in barriere è diffusa dal 1984. Nel golfo del Messico gli interventi sono stati circa 500. Il biologo marino Chris Lowe ha condotto uno studio nel sud della California. Dopo aver attaccato dei sensori ai pesci nei pressi di un impianto abbandonato, li ha condotti a una barriera naturale a 18 km di distanza. Tutti i pesci sono tornati al rifugio artificiale. Milton Love, altro biologo marino, ha individuato nei pressi degli impianti la presenza di specie a rischio assenti persino vicino alle barriere naturali. Li ha pertanto annoverati tra gli habitat più ricchi.

Le opposizioni:

Non sempre i progetti sui vecchi impianti petroliferi sono stati accolti con favore. Ne offre un esempio la California. Le scienziate Emily Hazelwood e Amber Sparks stanno cercando di convincere la comunità, che reagisce con sospetto. Nel 2019 il gas è stato causa del 21% delle emissioni e il petrolio del 34%, quindi appoggiarne gli impianti di estrazione non è per gli ambientalisti accettabile. Il loro timore è anche per eventuali disastri ambientali. Insistere su una riqualifica dei vecchi impianti petroliferi al largo, inoltre, significa secondo molti offrire un pretesto alle grandi compagnie per rallentare la transizione energetica.

In un mondo in cui l’utilizzo dei combustibili fossili è destinato a scemare, trovare un ruolo per i vecchi impianti petroliferi al largo è fondamentale. Stati come la California, che pongono la salvaguardia dell’ambiente al centro dei propri programmi, devono farne una priorità. La natura, ancora una volta, sa trasformare ciò che la potrebbe danneggiare in una risorsa e noi non possiamo che aiutarla e prendere esempio.


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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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