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Troppi animali in fuga: clima e urbanizzazione sono le minacce

Troppi animali in fuga: clima e urbanizzazione sono le minacce

Il cambiamento climatico sta mettendo troppi animali in fuga. Il mondo attraversato dalle barriere artificiali, però, sembra intenzionato a intrappolarli.

La fauna sul nostro pianeta è esposta a molteplici rischi. Troppi animali in fuga cercano di rispondere alle conseguenze del cambiamento climatico e la situazione è destinata a peggiorare. Uno studio ha indagato il rapporto tra questi spostamenti e le barriere costruite dall’uomo. I confini artificiali si sono rivelati estremamente dannosi, ma con impegno e piani precisi esistono prospettive di miglioramento.

Animali in fuga

Troppi animali in fuga:

L’allarme sui troppi animali in fuga è stato ormai lanciato. Il cambiamento climatico sta trasformando il pianeta e sta sconvolgendo la vita di molti esseri viventi. Un team della Durham University ha analizzato gli habitat tipici di 12.000 specie di mammiferi e uccelli. I dati sono stati, poi, inseriti in un simulatore per verificare l’effetto del riscaldamento globale sugli ecosistemi. È emerso che entro il 2070 il 35% dei mammiferi e il 29% degli uccelli per sopravvivere dovrà spostarsi a tal punto da raggiungere un altro Stato. A pagare il prezzo maggiore sarà la porzione di Sudamerica tra Amazzonia, Ande e Himalaya, anche se le emissioni sono ben più alte altrove.

Le barriere artificiali:

I troppi animali in fuga si stanno scontrando con ostacoli insuperabili costruiti dall’uomo. I ricercatori hanno individuato 32.000 km di barriere di confine fortificate nel mondo. Analizzando le zone limitrofe, grazie a delle camere con sensori di movimento, ne hanno poi mostrato la pericolosità. Gli animali sono, infatti, in grado di superare barriere naturali come montagne o corsi d’acqua, ma devono interrompere le loro migrazioni di fronte a muri o recinzioni. La barriera di confine USA- Messico è un ostacolo per 122 specie fra cui giaguari e opossum. Quella in costruzione tra Myanmar e India ne intrappolerà ben 700. L’altezza delle barriere fa sì che a essere frenati siano anche gli uccelli.

L’impegno necessario:

I ricercatori hanno specificato che aiutare i troppi animali in fuga e diminuirne il numero è ancora possibile. Stephen Willis, leader dello studio, ha spiegato che il primo passo è un netto taglio delle emissioni. Solo rallentando il riscaldamento globale le perdite in termini di biodiversità potranno essere contenute. In secondo luogo, ha continuato, per tutelare gli ecosistemi sarà necessario intervenire sulla permeabilità delle barriere. Tunnel e zone di apertura controllate che permettano il passaggio degli animali potrebbero essere le migliori opzioni. Per realizzarle saranno necessari accordi bilaterali tra nazioni confinanti e, di conseguenza, una fluida collaborazione internazionale.

Limitarci a osservare i troppi animali in fuga non è un’opzione. Siamo i principali responsabili degli spostamenti, e, paradossalmente, siamo anche coloro che li rendono impossibili. Mark Titley, coautore, ha definito la disomogenea distribuzione di emissioni e numero di habitat distrutti, un’ingiustizia. Senza azioni immediate per contrastarla il prossimo animale ad aggiungersi a quelli in fuga rischia seriamente di essere l’uomo.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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