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Stato delle foreste nel mondo: ogni anno perdiamo una superficie pari all’Islanda

Stato delle foreste nel mondo: ogni anno perdiamo una superficie pari all’Islanda

Lo stato delle foreste nel mondo nel 2023 è poco incoraggiante ma l’Europa è in controtendenza, da noi le foreste crescono

Fare il punto sullo stato delle foreste del pianeta in occasione di questa Giornata Internazionale delle Foreste 2023 lascia, come sempre ultimamente, un po’ con l’amaro in bocca. Le foreste della Terra non se la passano proprio benissimo. Secondo quando riportato dalle Nazioni Unite, ogni anno perdiamo in media qualcosa come 10 milioni di ettari di foresta: una superfice pari a quella dell’Islanda, la più estesa isola europea. Poco conforta che la situazione sia in controtendenza in Europa, dove la superficie forestale è cresciuta in modo continuo dal 1990 al 2020. Questo febbraio 2023 ad esempio ha segnato il record per la superfice di alberi abbattuti nell'Amazonia brasiliana, mai così alti prima per questo mese, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters.

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Stato delle foreste nel mondo: foreste pluviali in difficoltà

Le più importanti foreste del pianeta sono la foresta amazonica e la foresta del bacino del Congo. Lo stato di queste due foreste negli ultimi anni sta peggiorando. L’amazonia brasiliana ad esempio ha visto un incremento massiccio dell’opera di deforestazione tra il 2009 e il 2022, raggiungendo livelli record lo scorso settembre 2022 e questo febbraio 2023. Secondo i dati annuali delle reti ambientaliste, la deforestazione negli anni di governo del presidente Bolsonaro è aumentata del 60% rispetto agli anni precedenti.

Non meglio se la passa la parte dell’Amazonia sotto il governo boliviano. Nel 2021 la Global Forest Watch ha classificato la Bolivia al terzo posto mondiale per la perdita di superficie boschiva. Non meglio se la passa la foresta pluviale del Congo, il secondo polmone verde del pianeta. Il livello di deforestazione in Congo è secondo solo a quello in Brasile. Secondo il World Economic Forum, senza interventi di tutela, a questi ritmi l’intera foresta in Congo potrebbe sparire entro la fine del secolo.

Foreste in Europa: crescono, ma sempre meno

In controtendenza rispetto alle principali foreste pluviali, la situazione delle foreste in Europa è andata migliorando negli ultimi 30 anni. Secondo un rapporto di Forest Europe, la superficie forestale in Europa è aumentata costantemente dal 1990 al 2020, anche se l’intensità di questa crescita è andata diminuendo costantemente negli ultimi anni. Al momento, circa il 35% dell’intero continente europeo, esclusa la Russia, è ricoperto di foreste. Nel corso degli ultimi 30 anni la superficie forestale in Europa è cresciuta di 19,3 milioni di ettari.

Solo in alcuni paesi europei come Portogallo, Bosnia, Albania e Svezia hanno riportato una riduzione della superficie. Negli ultimi 10 anni le foreste sono calate anche per Olanda, Slovenia, Belgio e Cipro. A colpire le foreste europee tuttavia non è più la deforestazione ma eventi naturali, l’azione di animali, insetti e parassiti, e in minor parte, degli incendi. Circa il 66% della crescita forestale in Europa è dovuta a rigenerazione naturale mentre il 29% dalla semina e piantumazione di nuovi alberi. Nel 2020 circa il 24% dell’intera superficie forestale europea era protetta.

E in Italia?

E come se la passano invece le foreste nel nostro paese? Dal punto di vista statistico, in Italia sono relativamente in salute. La superficie forestale sulla Penisola è cresciuta a un ritmo costante negli ultimi 30 anni e si attesta attorno al 32,5% dell’intera superficie nazionale, in linea con la media europea. Nel 2015, circa il 41% dell’intero patrimonio forestale italiano è sottoposto a tutela per la conservazione della biodiversità mentre l’84% delle nostre foreste è considerato importante per la sua azione di salvaguardia ambientale. Ogni anno vengono abbattuti mediamente dai 6 a 9 milioni di metri cubi di materiale legnoso, due terzi dei quali destinati al mercato della legna da ardere. Dal 2009 al 2011 il legno rappresentava solo l’1,5% dell’intero fabbisogno energetico nazionale.


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Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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