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Squali fantasma: potrebbero estinguersi prima di essere studiati

Squali fantasma: potrebbero estinguersi prima di essere studiati

Gli squali fantasma abitano le profondità degli abissi, ma le informazioni su di loro scarseggiano. Studiarli è complesso e il tempo potrebbe non bastare.

Le profondità oceaniche ospitano molte specie animali. Gli squali fantasma fanno parte di questa fauna misteriosa. L’ambiente e le loro caratteristiche li rendono oggetti scientifici particolarmente ostici, ma alcuni hanno colto la sfida. Gli studi, però, rischiano di rivelarsi una corsa contro il tempo. Il rischio che gli squali fantasma scompaiano prima che l’uomo riesca a conoscerli, appare concreto.

Squali fantasma

Gli squali fantasma:

Gli squali fantasma sono una specie di pesci cartilaginei. Non si tratta, in realtà, di veri squali, ma dei loro antenati, separatisi dalla linea evolutiva più di 300 milioni di anni fa. Non sono infatti dotati dei denti affilati tipici dei giovani “cugini”. Hanno invece piastre dentali ampie, in continua crescita. Quella superiore è affilata, mentre quella inferiore è piatta, per schiacciare la preda. Le loro dimensioni sono più contenute. Non superano la lunghezza di 1,50 m e hanno code lunghe e affusolate. Sono ciechi e si muovono seguendo l’olfatto e sbattendo le lunghe pinne pettorali. In corrispondenza delle pinne dorsali sono poi dotati di spine velenose taglienti.

Uno studio complicato:

Gli squali fantasma abitano gli oceani di tutto il mondo, tranne Artico e Antartico, ma riuscire a studiarli è complesso. Stazionano infatti a una profondità media di 1.600 m. Tale ambiente risulta proibitivo, a causa delle condizioni estreme di temperatura e pressione. Gli squali fantasma sono inoltre animali criptici, difficili da individuare. David Ebert, direttore del Pacific Shark Research Center, in California, ha spiegato che gli scienziati che si occupano di questi animali sono pochissimi. Metà delle 52 specie conosciute, ha continuato, sono state individuate negli ultimi 20 anni e ciò porta a credere che ve ne siano molte altre ancora ignote.

Una corsa contro il tempo:

Secondo un’analisi del Shark Specialist Group, il tempo per studiare gli squali fantasma scarseggia. Il 16% delle specie conosciute sarebbe a rischio, o quasi. Per il 15% invece le informazioni non basterebbero per stabilire il grado di pericolo. Brit Finucci ha spiegato che gli squali fantasma non hanno nessun valore commerciale e che rappresentano spesso le catture accidentali della pesca a strascico. Rigettandoli in acqua il tasso di sopravvivenza è basso a causa dello sbalzo di profondità. Sul 90% delle specie, poi, non esistono restrizioni. Senza dati, come la durata della vita o dei cicli riproduttivi, però, costruire piani di azione non è possibile e il circolo vizioso continua.

Gli squali fantasma restano un mistero. Dominique Didier, della Millersville University, si chiede come possiamo pensare di salvarli senza conoscerli. Le profondità marine custodiscono gran parte della biodiversità del pianeta e ogni elemento ha un suo ruolo ben preciso. Preservare ogni tassello è fondamentale e i tempi di azione sono stretti. Il rischio è di rimpiangere la mancanza di sapere quando a essere compromesso sarà l’intero puzzle.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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