“Sera d’ottobre”, la bellissima poesia autunnale di Giovanni Pascoli

“Sera d’ottobre” è una poesia di Giovanni Pascoli, pubblicata nel 1891 all’interno della raccolta Myricae. Nella lirica il poeta descrive un tipico paesaggio autunnale, trasformando il panorama in versi che ritraggono semplici immagini. Ogni elemento naturale diventa un simbolo e la nostalgia prende forma insieme al componimento. In questo contesto la presenza umana si fonde con il tutto e diventa lo specchio di una stagione ambigua.

“Sera d’ottobre” di Giovanni Pascoli
Lungo la strada vedi su la siepe
ridere a mazzi le vermiglie bacche:
nei campi arati tornano al presepe
tarde le vacche.
Vien per la strada un povero che il lento
passo tra foglie stridule trascina:
nei campi intuona una fanciulla al vento:
fiore di spina…
Che cosa descrive la lirica “Sera d’ottobre” di Giovanni Pascoli
“Sera d’ottobre” rappresenta la perfetta trasposizione in versi di ciò che l’occhio umano può osservare quando il sole tramonta in autunno. Il poeta affida la descrizione del paesaggio a un susseguirsi di immagini immediate. Vista e udito ricoprono un ruolo di rilievo e a colpire subito il lettore sono i colori.
Al rosso delle bacche che, con la loro tonalità calda, rappresentano uno scoppio di vita, fanno eco le foglie, che calpestate producono un suono stridulo. Il passo delle mucche appare lento perché stanco, dato che gli animali sono di ritorno dal periodo al pascolo e sono pronti a essere rinchiusi all’interno delle stalle. In questo contesto il pover’uomo che cammina trascinando i piedi e ciò che sotto di essi incontra, sembra molto più al proprio posto della giovane fanciulla.
“Sera d’ottobre” di Giovanni Pascoli tra figure retoriche e simboli
In “Sera d’ottobre” di Giovanni Pascoli la struttura della poesia riflette perfettamente l’ambiguità dell’autunno. La lirica si sviluppa in due strofe, che sono l’una lo specchio dell’altra. Nella prima parte del componimento i colori vivaci dell’autunno vengono subito spenti dal nostalgico quadro del passaggio delle mucche. Il “Tornano al presepe” diviso dal “tarde” che finisce al verso successivo, in quello che si chiama enjambement, rende ancora di più il senso di lentezza.
Nella strofa finale il ritmo è invertito e al povero uomo anziano che avanza piano, specchio perfetto della tristezza e della calma autunnale, si contrappone la giovane fanciulla. Questa è piena di vita, ma il canto popolare che intona alla fine riporta l’atmosfera alla dimensione della malinconia.
In “Sera d’ottobre” Giovanni Pascoli trasporta il lettore in un quadro. Il ritmo è quello placido della natura che cambia a cui le emozioni si intonano. I colori dell’autunno rimangono sempre sullo sfondo e trasformano la stagione descritta, ancora una volta, in un simbolo. Come essa mostra diverse facce, così fa anche la vita e l’alternarsi di gioia e tristezza o di spensieratezza e saggezza appare tutt’altro che fuori posto.
