Ritorno alla natura: così affrontiamo i periodi di crisi
Ogni volta che una grande crisi è intervenuta sul panorama mondiale, il sogno di un ritorno alla natura ha riempito le menti degli uomini. Una vita semplice è sembrata ciclicamente la soluzione perfetta per lasciarsi alle spalle i problemi incombenti. La pandemia in corso non ha fatto eccezione. L’esigenza di un ritorno alla natura è tornata ad essere avvertita e con essa, anche la necessità di spiegarla.

Ritorno alla natura nella storia contemporanea
Negli ultimi due secoli la natura è tornata ciclicamente nei pensieri dell’uomo. Nell’Inghilterra Vittoriana, per esempio, l’Arts and Crafts Movement (Movimento delle Arti e dei Mestieri) ha inneggiato al recupero di una vita semplice, che si lasciasse alle spalle la Rivoluzione Industriale che in quegli anni stava scardinando le certezze di molti. Negli stessi anni negli Stati Uniti agitati dalle crisi finanziarie, le folle invocavano la vita rurale in contrapposizione alla società materialista dell’epoca. Negli anni 70 quest’esigenza diede vita a movimenti che desideravano un recupero del lavoro massacrante dell’autosufficienza e un ritorno alla libertà totale. Libri come The complete book of self sufficiency, pieni di consigli pratici per far fronte a ogni incombenza della vita nella natura, spopolavano.
Ritorno alla natura e pandemia
Insieme all’angoscia durante la pandemia, è stato ovunque avvertito un forte impulso di ritorno alla natura. Secondo le statistiche, quasi la metà della popolazione delle metropoli ha pensato di abbandonarle in favore di realtà rurali. Il sito RightMove, per esempio, rileva una crescita del 131% delle visualizzazioni di abitazioni nelle Isole Shetland in Scozia. Persino chi non può permettersi il lusso di un trasloco ha trovato il proprio modo di interpretare l’impulso di ritorno alla natura. I frigoriferi si sono riempiti di cibi fatti in casa, nelle città sono stati improvvisati orti e l’attività nel verde è tornata in auge. Durante il lockdown semi e lievito erano difficili da trovare quanto gli igienizzanti.
Cosa determina la connessione tra crisi e ritorno alla natura?
Nei periodi di incertezza e difficoltà l’uomo si affida a ciò che sembra essere stabile. I ritmi che caratterizzano la natura, il tempo che impiega un seme a crescere, l’intervallo di lievitazione di un impasto, non possono essere alterati da eventi passeggeri come una pandemia o una rivoluzione tecnologica. È nei momenti di instabilità, poi, che gli schemi quotidiani vengono forzatamente messi in discussione. Le prospettive cambiano e ciò che prima appariva trascurabile, diventa fondamentale.
Nell’attesa che questo periodo di profonda crisi mondiale venga superato non possiamo che augurarci che l’impulso di ritorno alla natura si traduca in attenzione per l’ambiente che ci circonda. Al termine della pandemia, il cambiamento climatico e il degrado del pianeta, saranno ancora lì ad aspettarci; la speranza è che l’esserci riscoperti amanti della natura ci renda più vigili e pronti.

Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.
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