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Quando i Cheerios e la CIA aiutarono inconsapevolmente il programma spaziale russo

Quando i Cheerios e la CIA aiutarono inconsapevolmente il programma spaziale russo

Una vera spy story quella che viene alla luce da alcuni pezzi di questo puzzle, un sapiente mix di spionaggio, scienza e tecnologie spaziali, con un pizzico di coincidenze improbabili

Quella che vi raccontiamo oggi è una storia, ancora poco conosciuta, che unisce in un improbabile intreccio dei cereali da prima colazione statunitensi con il programma spaziale russo. Ogni tanto è bello avere il privilegio di poter raccontare una storia, semplicemente, senza pretese, solo per il piacere di scoprire una trama impolverata nei meandri della storia.

C'erano una volta i Cheerios

Tutto ebbe inizio quasi settant’anni fa, negli anni ‘50, agli albori della guerra fredda e del programma spaziale russo, quando la General Mills produceva di gran lena i suoi mitici cereali Cheerios e si scendeva a patti con i primi materiali derivati dal petrolio. La CIA studiava in quegli anni dei sistemi spionistici per monitorare la situazione in Russia e si pensava di attrezzare alcuni palloni da altissima quota con delle potenti fotocamere in modo da immortalare la superpotenza nemica col minimo rischio possibile.

Se fino a quel momento i palloni erano fabbricati in gomma, in quegli anni cominciò a diventare chiaro che il polietilene, una delle plastiche più comuni, era in grado di reggere quote maggiori e contenere gas più a lungo. Un perfetto sostituto per la comune gomma insomma. E, guarda caso, chi fino a quel momento aveva maturato una vasta esperienza con il polietilene? La General Mills ovviamente, che impacchettava da anni i suoi prodotti con questo innovativo materiale e sapeva esattamente come lavorarlo.

Project Genetrix

Grazie all’aiuto di questa famosa industria alimentare la Central Intelligence Agency riuscì, nel 1956, ad assemblare quasi cinquecento palloni da far salire ad alta quota con l’attrezzatura fotografica necessaria. Il polietilene risultò all’altezza e il programma Genetrix ebbe inizio, con l’idea di recuperare i dati dei palloni, dopo averli fatti volare per tutta la lunghezza del continente asiatico, lasciando che la strumentazione si sganciasse dal pallone planando dolcemente con un paracadute, in modo da essere recuperata con un aeroplano. Una vera spy story insomma, anche perché non dovevano esserci possibilità per i russi di identificare in alcun modo la minaccia, completamente stealth e invisibile ai radar sovietici, essendo i palloni quasi completamente privi di metallo.

Peccato per quel ‘quasi’, perché per un caso incredibilmente sfortunato sembrerebbe che una delle componenti in metallo dei palloni fosse un tondino lungo novantuno centimetri, che è esattamente la lunghezza della frequenza su cui lavoravano i radar russi. Risultato: gli schermi degli operatori sovietici si illuminarono come alberi di Natale appena i palloni furono a portata, furono fatti alcuni calcoli e la mattina seguente la loro altitudine era sufficientemente bassa per essere abbattuti, tanto che solamente una cinquantina alla fine riuscirono a compiere l’intera traversata. Il programma fu praticamente chiuso all’istante visti i gravi difetti e fu la fine per questi predecessori dei moderni satelliti spia.

Il rullino perfetto

Ma cosa c’entra allora il programma spaziale russo? Mentre gli americani erano impegnati a costruire macchine fotografiche avveniristiche per fotografare il suolo russo, i sovietici ne stavano fabbricando di altrettanto avanzate per immortalare il volto nascosto della luna, in particolare per la navicella spaziale Luna 3. Il problema però non stava tanto nella fotocamera, ovviamente non ancora elettronica ma comunque all’avanguardia, né nei sistemi di comunicazione tra la navetta e la terra, comunque sufficientemente avanzati per permettere la trasmissione di un’immagine, quanto piuttosto nel rullino, decisamente troppo delicato per essere spedito in orbita tra i rigori dello spazio.

Il caso però intervenne di nuovo e a uno degli ingegneri incaricati di studiare il progetto della navicella furono inviati dei campioni del rullino impiegato sui palloni del progetto Genetrix. Venne fuori che il rullino era stato studiato per resistere alle radiazioni e alle temperature dell’alta atmosfera, bene o male le stesse condizioni che avrebbe dovuto affrontare Luna 3. A quel punto, con un pizzico di test e una sforbiciata per dare le giuste dimensioni al rullino, questo fu messo sulla navicella e spedito sulla luna, dove rese possibile la realizzazione primissime fotografie del suo lato nascosto.

Ed è così che indirettamente, con un intreccio decisamente improbabile, la General Mill e i cereali Cheerios, aiutati dalla CIA, permisero ai sovietici di conservare quel vantaggio tecnologico sulla corsa allo spazio che venne ribaltato solo anni dopo, nel 1969, con l’apollo 11 e il primo allunaggio dell’uomo.


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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