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Quali sono i drink che i bartender non vogliono più preparare?

Quali sono i drink che i bartender non vogliono più preparare?

Ci sono alcuni drink che i bartender non vogliono più preparare, un po’ perché troppo lunghi e complicati da preparare, un po’ perché tremendamente ripetitivi. Sapete quali sono?

Sapreste indovinare quali sono i drink che i bartender non vogliono più preparare? Nella lista ci sono sia preparazioni complicate, che banali, che molto, molto abusate, ma c’è spazio anche per cocktail ordinati ad orari assurdi o mix che obbligano un barista a ribaltare il bancone in cerca dell’ingrediente giusto. Ovviamente questa lista non è universale, varia da locale a locale, ma meglio essere un passo avanti, soprattutto se volete bene al vostro bartender di fiducia.

1. Bloody Mary

Il Bloody Mary è un drink particolarmente di moda durante gli happy hour: una sorta di aperitivo in forma di liquida, a cui spesso si sommano stuzzichini all’interno del bicchiere stesso. Un ottimo drink che però diventa sempre meno accettato man mano che ci si allontana dall’orario dell’happy hour.

2. Gin e succo

Un altro cocktail che sta facendo parecchio parlare di sé, l’Old Fashioned torna di moda e molti locali si sono attrezzati per prepararne di perfetti. Ma non tutti sono della stessa idea: provate a chiedere questo drink in un locale dove non si serve spesso e vedrete un bartender partire alla caccia dell’angostura e dei cubetti di zucchero, due ingredienti utilizzati abbastanza raramente.

4. Mojito

Uno dei più classici e ordinati cocktail, soprattutto qualche anno fa, il mojito era il vero incubo di ogni bartender, soprattutto quando l’ordine giungeva inaspettato. Il problema in questo caso è il ghiaccio: il mojito perfetto lo vorrebbe spaccato a mano, cosa ovviamente impossibile da fare quando c’è ressa al bancone, ma anche triturarlo con un frullatore non è certamente veloce come operazione.

5. Cocktail con albume

Il nemico giurato di ogni barista che voglia finire la giornata con le mani ancora pulite: lo sciroppo di zucchero. Per questo il lemon drop è spesso detestato da alcuni bartender, costretti a impiastricciarsi con quella sorta di melassa che finisce con insinuarsi ovunque, anche sotto le unghie.

7. Long Island Iced Teas

Diversi bartender non vogliono più preparare il Long Island Iced Teas, ma in questo caso non si tratta di operatività ma di gusto. La cultura del bere bene, utilizzando liquori di qualità, si è parecchio diffusa, motivo per cui un cocktail che unisce ben 5 alcolici diversi a molti puristi fa alzare un sopracciglio. La filosofia del pochi ma buoni vale in cucina così come nel mondo della misology.

8. Piña Coladas

Per la Piña Coladas vale un discorso molto simile a quello del mojito: se è necessario usare un frullatore per preparare la vostra ordinazione, allora sarebbe meglio evitare di chiederla negli orari di punta.

9. Cocktail a strati

Uno dei motivi per cui molti cocktail finiscono su questa lista è la loro scarsa praticità, e i vari cocktail a strati rientrano perfettamente nella categoria. Non è che siano mal sopportati di per sé, ma quando vengono ordinati durante momenti di grande affluenza è molto difficile farli uscire come si vorrebbe.

10. Strawberry Daiquiri

Un altro cocktail della lista a rischiare di trasformare il bancone di un bartender in un campo di battaglia. Non solo il daiquiri non è più di moda da un pezzo, almeno secondo alcuni bartender, ma è anche difficile da preparare come si deve quando non si ha molto tempo. In più serve un frullatore per prepararlo, e abbiamo già spiegato perché non è mai una buona idea.


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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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