Protezione dell’ecosistema a Capo Verde: una storia da cui imparare

La lotta a protezione dell’ecosistema a Capo Verde si fa sempre più complicata. Turismo e pesca industriale minacciano un ambiente unico, e ora a mettersi in prima linea sono le popolazioni locali. L’isola di Maio ne offre un esempio e altre realtà sembrano ormai pronte a seguirla. La mancanza di risorse e gli interessi economici rimangono ostacoli significativi, ma la speranza è che gli sforzi vengano ripagati.

Capo Verde ed ecosistema:
La protezione dell’ecosistema a Capo Verde sta diventando una problematica pressante. L’arcipelago costituisce un hotspot per la biodiversità poiché ospita 17 specie di delfini e balene, 60 di squali e razze e 5 di tartarughe marine. Comprende, poi, veri e propri paradisi naturali e l’isola di Maio ne offre un esempio. Questa conta circa 8.000 abitanti e nel 2020 è stata dichiarata Riserva della Biosfera dall’UNESCO. A causa della sua vicinanza con Santiago, isola principale dell’arcipelago, sede della capitale di Capo Verde, Praia, il suo status è, tuttavia, a rischio. Le imbarcazioni da pesca industriale che da lì raggiungono Maio sono moltissime e ciò sta mettendo in crisi fauna e pescatori locali.
Una storia da cui imparare:
La protezione dell’ecosistema a Capo Verde è diventata una questione centrale. Sull’isola di Maio i pescatori locali, spaventati dal consistente calo del pescato, hanno, infatti deciso di mettersi in prima linea. Nel 2016, grazie all’organizzazione Biodiversity Foundation, sono così nati i Guardians of the Sea. Si tratta di un gruppo di pescatori volontari che si impegnano a monitorare l’ambiente e a registrare eventuali infrazioni. In 4 anni sono state segnalate 240 violazioni, principalmente dovute a pesca subacquea e illegale o a cattura di specie protette, soprattutto di tartarughe marine. I trasgressori vengono generalmente multati dalle autorità, che eseguono anche sequestri di attrezzature.
Capo Verde e futuro:
L’esito della battaglia per la protezione dell’ecosistema a Capo Verde è ancora incerto. I Guardians stanno facendo un lavoro apprezzabile, ma a volte gli sforzi non bastano. Maio ha, per esempio, un solo ispettore della pesca per 80 km di coste e ciò rende spesso impossibile rispondere alle segnalazioni. I pescatori riferiscono, poi, una mancanza di collaborazione da parte del governo centrale. L’iniziale entusiasmo ha, infatti, subito uno stallo a causa della pandemia e ora le autorità sembrano orientate in tutt’altra direzione. La concessione di diritti di pesca a vari Paesi europei e il progetto del nuovo centro turistico di lusso Little Africa per Maio lasciano spazio a pochi dubbi.
La protezione dell’ecosistema a Capo Verde sembra destinata a rimanere una questione problematica. Solo l’1% dei mari dell’arcipelago risulta attualmente protetto e migliorare tale dato è una priorità. Biodiversità, ambiente e abitanti locali sono ormai duramente provati e intervenire è d’obbligo. Guardare con ammirazione a chi, nel mezzo delle difficoltà, ha deciso di fare della partecipazione uno stile di vita, lo è altrettanto.
