Plastica ricavata dalla pipì: l'ultima frontiera del riciclo viene dallo spazio

Si sa che nello spazio fare economia e riciclare non è solo una buona prassi, ma una vera e propria necessità. Da questo la spinta a trovare, o meglio, riciclare anche le risorse più impensabili, come l’urina. Grazie a uno studio presentato alla conferenza annuale dell’American Chemical Society, al vaglio l’ipotesi di produrre plastica nello spazio utilizzando la pipì degli astronauti e un lievito OGM.
Il risparmio è il miglior guadagno
Un ambiente isolato e ristretto, come una stazione spaziale, comporta necessariamente l’obbligo di non sprecare nulla. Risulterebbe infatti molto difficile portare in una missione lunga mesi o addirittura anni tutto il materiale occorrente. Da tale necessità la costante spinta a trovare nuove soluzioni per il massimo riciclo possibile. Gli scarti organici non sono certo da meno: sulle stazioni spaziali, per esempio, già viene riciclata l’urina per produrre acqua potabile, ma gli scienziati si sono spinti oltre. Ciò che è stato scoperto è che il lievito Yarrowia lipolytica, con alcune modifiche genetiche, è capace di lavorare l’azoto presente nell’urina sintetizzando le molecole basilari della plastica. A completare il processo, delle alghe capaci di fornire al lievito zuccheri e nutrienti ricavati con la fotosintesi.
L’utilizzo di microorganismi per la produzione è la nuova frontiera della scienza dei materiali e le applicazioni possono essere molteplici. Immaginate per esempio il vantaggio di potersi creare utensili e pezzi di ricambio nello spazio tramite una stampante 3D alimentata con plastica prodotta dall’urina. Una soluzione che appare ai nostri occhi fantascientifica ma che potrebbe diventare una realtà diffusa nel prossimo futuro. Il riciclo è un tema quanto mai centrale del nostro tempo, e innovazioni di questo tipo pongono le basi per una nuova e radicale concezione del riuso. Le necessità di una navicella spaziale potrebbero presto diventare quelle del nostro ambiente e tecnologie di questo tipo tracciano la strada per un futuro in cui anche i materiali di scarto più impensabili potrebbero diventare preziose risorse per ridurre il nostro impatto sull’ambiente.
Fonti: theguardian - dailymail - acs -nasa
