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Peña Station Next: la città americana carbon-free

Peña Station Next: la città americana carbon-free

Ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera è diventata la sfida del nostro secolo. Tra accordi internazionali e nuove tecnologie messe in campo per arginare il problema, alcuni hanno rivolto le loro attenzioni alla creazione di città smart, capaci di sopravvivere senza l’uso di combustibili fossili. Ecco cosa c'è dietro all'articolo di John Fialka pubblicato su Science American si parla del progetto della città di Peña Station Next vicino Denver, Colorado.

Aziende americane e giapponesi

Il nome deriva dal sindaco della città di Denver, Federico Peña, che dopo una battaglia politica durata trent’anni è riuscito a far realizzare una linea ferroviaria che collega la città all’aeroporto internazionale. Ed è proprio all’ultima fermata della ferrovia, in una porzione di territorio di 400 acri, una cordata di imprenditori vuole costruire la prima città americana completamente carbon-free.

Supportati dall’Xcel Energy Inc, compagnia energetica locale, e il National Renewable Energy Laboratory del Dipartment of Energy, la città di Denver si è proposta alla Panasonic per ricreare quello che l’azienda ha già fatto in Giappone nella città di Fujisawa, solo più in grande. Il terreno è di proprietà dell’azienda L.C. Fulenwider Inc. che si dice essere «eccitata» all’idea.

Il ruolo della Panasonic

Alla testa del progetto c’è la Panasonic che da anni ha diversificato la sua strategia commerciale e punta su nuove tecnologie ecosostenibili. Il suo ruolo, oltre che di progettazione comune con le altre aziende partecipanti, sarà quello di contribuire con una batteria agli ioni di litio capace di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso ed essere la fonte di sostentamento in caso di blackout, nonché ciò su cui l’azienda trarrà i suoi benefits. Nel mentre, è in costruzione un sistema di backup a diesel per produrre energia fino alla completa indipendenza energetica.

L’altra fonte di sostentamento saranno i pannelli solari posti su ogni casa, quest’ultime collegate ad una centrale elettrica che monitorerà il consumo energetico e gli eventuali problemi da risolvere. Questa è l’occasione per provare a ricreare su larga scala quello che già sono riusciti a costruire in Giappone partendo da zero. Le prospettive economiche sembrano ottimistiche: il prezzo dell’energia solare è diminuito vorticosamente negli ultimi anni e il prezzo dello stoccaggio energetico potrebbe dimezzarsi entro il 2050.

L’esempio Giapponese

Il progetto come detto, si rifà al sobborgo di Tokyo, Fujisawa, inaugurato tre anni fa: in questi anni sono riusciti a ridurre le emissioni di CO2 del 70%. Attualmente vi vivono 3000 persone in 600 case e 400 appartamenti. Ogni casa è collegata da una rete elettrica al centro operativo posto nella piazza principale della città. Il sistema permette di controllare l’andamento energetico della città intera, la produzione di energia solare dei pannelli e la situazione di ogni singola casa. Quest’ultime, oltre ad essere dotate di pannelli fotovoltaici, hanno anche celle a combustione ENE-FARM, prodotte dalla Panasonic: sfruttano la reazione chimica che avviene tra l’ossigeno e l’idrogeno ricavato dal gas per produrre energia e calore. L’intera casa è controllata da un sistema SMARTHEMS (Home Management System) che rileva i livelli di consumo e distribuzione di energia. Il sistema di stoccaggio energetico, simile a quello americano, permette alla città di sopravvivere per tre giorni ad un eventuale blackout.

Una situazione simile è quella che si immaginano a Denver, solo dieci volte più grande. Nella città di Peña Station Next sarà vietata la circolazione di automobili, solo bici e auto elettriche. I collegamenti con l’aeroporto e la città di Denver vengono assicurati dalla stazione attorno a cui crescerà la nuova smart city. «È una specie di esperimento che potrebbe essere fatto in altri» afferma Matthew Futch, direttore dello sviluppo all’NREL. Prima in Giappone, ora in America: vedremo se ce ne saranno altre e come si svilupperà quello di Peña Next Station.

Fonti: scientificamerican.com - wired.com - denverpost.com - govtech.com


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Carlotta Pervilli
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Laureata in Storia, ma appassionata di giornalismo. Disorientata tra conflitti mondiali e ambiente, resta certa solo di una cosa: l’essere curiosa.
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