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Pellicce naturali: in quali paesi sono vietate?

Pellicce naturali: in quali paesi sono vietate?

Sono sempre di più le persone che considerano questo capo di abbigliamento superato, principalmente per questioni etiche. Quindi, le pellicce in quali paesi sono vietate?

Vestirsi con capi o inserti di pelliccia, almeno fino a qualche decennio fa, era emblema di ricchezza, buon gusto e di una posizione sociale di un certo rilievo. Oggi, però, una maggiore consapevolezza e soprattutto la volontà di non arrecare più sofferenze agli animali coinvolti in questo tipo di produzione hanno reso le pellicce un capo di abbigliamento anacronistico e quasi «tabù». Per questo motivo, per rispondere alle richieste di sempre più persone nel mondo, diversi stilisti hanno abolito questo materiale dalle loro collezioni sulle passerelle, ma anche molti paesi nel mondo ne hanno bandito la produzione.

Grazie al sito di «FurFree Alliance» - movimento che raggruppa oltre 40 associazioni animaliste internazionali che lavorano insieme per mettere fine alla produzione di pellicce nel mondo – e a quanto riportato dall'organizzazione animalista internazionale PETA, scopriamo quali paesi ne hanno già bandito la produzione e quali lo faranno nel prossimo futuro.

La situazione delle pellicce in Europa

Per quanto riguarda l'Unione Europea, è stato il Regno Unito ad aprire la strada verso il bando delle pellicce: era il 2000 e il paese rese illegale l'allevamento di animali per questo scopo; inizialmente il divieto si estendeva solo all'Inghilterra e al Galles, ma la Scozia e l'Irlanda del Nord si unirono nel 2002. A seguire ci fu l'Austria, che 4 anni dopo bandì la produzione di pellicce in 6 dei 9 stati federali che la compongono, mentre gli altri 3 hanno applicato leggi più severe che regolano la detenzione di animali in queste strutture. Nel dicembre del 2012 è stata la volta dei Paesi Bassi, che era il secondo produttore europeo di pellicce di visone e che ne cesserà la produzione entro il 2024, ma che all'epoca bandì anche l'allevamento di volatili destinati a questo scopo. La Slovenia ha vietato l'allevamento di animali da pelliccia nel marzo 2013, dopo un periodo di eliminazione graduale degli allevamenti durato 3 anni.

In Croazia, invece, l'allevamento di questi animali è vietato dallo scorso anno, come risultato di un periodo di eliminazione graduale durato 10 anni affinché le aziende potessero passare ad altri tipi di produzione a più sostenibile. Il 2018 ha visto l'eliminazione di questo tipo di produzione anche nel Lussemburgo e in Norvegia, quest'ultima considerata per decenni tra i maggiori produttori mondiali di pelliccia di volpe. In futuro, invece, saranno il Belgio (2023), la Serbia (2019) e la Bosnia-Erzegovina (2029) a bandire gli allevamenti di questi animali, mentre in Polonia, Irlanda, Lituania, Estonia e Ucraina attualmente è in esame la proposta di legge per bandire la produzione di pellicce sul territorio nazionale.

Nel resto del mondo

Al di fuori dei paesi che fanno parte dell'Unione Europea, nel 2006 è stata la volta del Giappone: il paese ha approvato l'Invasive Alien Species Act, che ha praticamente messo fuori legge l'allevamento di animali da pelliccia e, 10 anni dopo, è stato chiuso l'ultimo allevamento di animali destinati a questo scopo. Negli Stati Uniti, invece, alcuni paesi vietano la produzione di questi capi di abbigliamento ma la stragrande maggioranza si regola con leggi che rendono proibitive dal punto di vista economico queste attività, cercando così di scoraggiarne il mantenimento.

Nel gennaio 2017 l'India ha adottato un divieto di importazione di pelli di visone, volpe e cincillà da altri paesi e lo stesso è successo nel 2015 a San Paolo, la più grande città del Brasile, dove l'anno precedente è stata bandita anche la produzione di questi capi.

E le pellicce in l'Italia?

Per quanto riguarda il nostro paese, siamo di fronte a una situazione particolare: nonostante l'86% degli italiani dichiari di essere contrario alle pellicce, come emerso da un'inchiesta portata avanti dall'associazione animalista Essere Animali, gli allevamenti di animali destinati a questo scopo continuano a esistere.

Anche se negli ultimi anni si è registrato un lieve calo della produzione, sul territorio permangono ancora 20 strutture in cui sono rinchiusi 160 mila visoni. Una situazione che non è in linea con il sentire della popolazione, né con il cambiamento in atto nel resto del mondo e che rende quindi l'Italia il fanalino di coda nella tutela dei diritti degli animali destinati alla produzione di pellicce.


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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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