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Orsi polari, scoperta una sottopopolazione che sopravvive senza ghiaccio marino

Orsi polari, scoperta una sottopopolazione che sopravvive senza ghiaccio marino

In un’area della Groenlandia, alcuni orsi resistono nonostante il poco ghiaccio, fatto che fa ben sperare gli ottimisti per la conservazione della specie

Un curioso gruppo di orsi polari artici sulla costa sudest della Groenlandia accende nuove speranze per la conservazione della specie, minacciata dai cambiamenti climatici. Perché curioso? Per il fatto che in quella regione gli orsi non dovrebbero esserci. O meglio, lì non dovrebbero trovare un habitat ospitale per prosperare. Invece, uno studio pubblicato su Science rivela che potrebbe essere a tutti gli effetti una nuova sottopopolazione geneticamente diversa dalle altre, in grado di sopravvivere in un’area con poco ghiaccio e per di più di acqua dolce. Gli esperti, però, fanno capire che è troppo presto per parlare di una via di salvezza per gli orsi polari.

Orsi polari, scoperta una sottopopolazione che sopravvive senza ghiaccio marino
Foto: Hans-Jurgen Mager @Unsplash

Gli orsi polari che vivono con poco ghiaccio marino

Lo studio, realizzato dall’Università di Washington (Stati Uniti) in collaborazione con l’Istituto per le risorse naturali della Groenlandia, ha registrato che esiste un confine latitudinale più o meno netto tra la zona abitata da questo gruppo di orsi polari, oggetto della ricerca, e quella in cui solitamente prosperano i giganti bianchi, che corrisponde all'incirca al 64° parallelo Nord. Al di sotto di questa linea, gli orsi polari non dovrebbero trovare condizioni ideali per la sopravvivenza in Groenlandia: a sud, il ghiaccio marino dura meno di quattro mesi.

E la banchisa, la massa di ghiaccio galleggiante nell’Artico, è solitamente il terreno di caccia perfetto degli orsi polari: si appostano in corrispondenza delle spaccature nel ghiaccio e aspettano che sbuchino le loro prede preferite, le foche. Nonostante siano ottimi nuotatori, sono infatti animali terrestri. Un’altra stranezza di questa sottopopolazione è il suo areale, la superficie di territorio abitata: se un normale orso viaggia per quasi 1500 chilometri in un anno sul mare ghiacciato, gli esemplari nel Sudest della Groenlandia si muovono in un raggio di soli otto-nove chilometri quadrati.

Come fanno a resistere

Il dato sui movimenti limitati non sorprende se si pensa che alcuni orsi polari nel Sudest si stabiliscono in uno dei fiordi che caratterizzano la regione costiera anche per più anni di fila. È proprio in queste insenature che si nasconde il segreto della loro resistenza: nel periodo più freddo, i ghiacciai nei fiordi si allungano verso il mare per poi rompersi durante i mesi caldi. Nascono così degli isolotti che diventano dei “paesaggi galleggianti” su cui gli orsi possono cacciare durante tutto l’anno. In pratica, il ghiaccio d’acqua dolce sostituisce quello marino delle zone più a nord creando le condizioni ideali per gli animali oggetto della ricerca.

Una comunità isolata

Quella nella zona costiera nel sudest della Groenlandia è una comunità di orsi popolari isolata in numerosi sensi. Non solo a livello geografico, ma anche demografico, nel senso che non interagiscono con gli altri orsi. Ci sono poi le differenze nel Dna. “Sono i più geneticamente isolati del pianeta”, ha detto Kristin Laidre, prima autrice dello studio. Il gruppo si è originato da un piccolo numero di animali staccatosi da una popolazione più grande. Gli esemplari si sono poi incrociati tra loro di generazione in generazione. Le analisi del Dna hanno rivelato un gene comune in tutti i campioni, appartenente a un antenato vissuto circa 200 anni fa. Queste caratteristiche potrebbero portare a riconoscerli ufficialmente come la 20esima sottopopolazione di orso polare artico, ma mancano ancora certezze sul numero esatto degli esemplari, altro elemento considerato. Per ora, ne sono stati contati un centinaio.

Estinzione più improbabile?

Letta con spirito ottimista, questa notizia potrebbe far immaginare un futuro più roseo per gli orsi polari artici, minacciati dai cambiamenti climatici. La specie è infatti ancora a rischio estinzione, classificata come “vulnerabile”. Ne restano circa 26mila esemplari e tra alcuni decenni potrebbero sparire. Con il riscaldamento globale e l’aumento delle temperature sul pianeta, il ghiaccio marino si sta gradualmente riducendo e i giganti bianchi devono percorrere distanze maggiori, camminando o a nuoto, per trovare zone di caccia. Fatiche che li rendono più fragili.

Tuttavia, per essendo le condizioni della regione simili a quelle che potrebbe presentare l’Artico più remoto alla fine del secolo, il sudest della Groenlandia (così come le altre zone simili per caratteristiche) potrebbe non essere il rifugio in cui la specie troverà la salvezza. Alcuni esperti ricordano che le popolazioni più isolate, che si riproducono tra loro, sono anche le più vulnerabili in quanto soggette a depressione endogamica, malattie ed eventi demografici. Senza dimenticare che i ghiacciai d’acqua dolce sono presenti in numero limitato nell’Artico. Insomma, più che oasi felice, potrebbe rivelarsi l’ultimo bastione della resistenza.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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