Ondate di calore marine: cosa sono e quanto sono pericolose
Mentre il cambiamento climatico continua la sua folle corsa un fenomeno si impone con prepotenza all’attenzione degli scienziati: quello delle ondate di calore marine. Questi eventi appaiono sempre più frequenti e mettono a dura prova la sopravvivenza di flora e fauna. La ricerca sta ottenendo risultati, ma le circostanze richiedono progressi più rapidi e interventi mirati.
Ondate di calore marine: cosa sono
Si definiscono ondate di calore marine quei fenomeni che vedono la temperatura di determinate porzioni di mari e oceani schizzare oltre la media per almeno 5 giorni. L’espressione è stata usata per la prima volta nel 2011 quando, dopo un surriscaldamento record delle acque dell’Australia occidentale, un gruppo di 15 scienziati si riunì per un meeting. Simili eventi possono persistere per settimane, o persino per mesi. Il primo episodio a essere ampiamente studiato si è verificato nell’Oceano Pacifico Orientale ed è stato battezzato The Blob. Lì nel 2013 le acque al largo dell’Alaska si sono surriscaldate in una zona di 800 km di diametro e 90 m di profondità. In pochi mesi l’anomalia ha raggiunto i +6 °C e l’area coinvolta è raddoppiata.
Cause e conseguenze
Le ondate di calore marine sono fenomeni che possono essere causati da diversi fattori. In alcuni casi in primo piano troviamo l’espandersi di correnti calde. In altri frangenti a contribuire sono dei sistemi di alta pressione che impediscono alle masse d’aria fredda d’insinuarsi per generare nubi e precipitazioni. Ad avere un impatto drammatico è, comunque, sempre il riscaldamento globale che sta portando al moltiplicarsi di questi eventi e a una loro recrudescenza. Gli ecosistemi coinvolti subiscono duri colpi. La catena alimentare viene, infatti, messa totalmente in crisi e a farne le spese sono persino gli uccelli marini. Sbiancamenti di massa dei coralli, morie di pesci e boom di alghe tossiche sono solo altre conseguenze.
Ondate di calore marine e cambiamento climatico
Il cambiamento climatico sta trasformando le ondate di calore marine in eventi ancora più drammatici. Secondo uno studio pubblicato nel 2020 in Science questi fenomeni sono aumentati di 20 volte negli ultimi anni. Tra il 1981 e il 1991 sono state registrate, infatti, 27 ondate di calore marine, della durata media di 32 giorni. Tra 2010 e 2020 gli episodi tipo sono stati 172 e il periodo medio di insistenza è arrivato a 48 giorni. Lo strato superficiale delle acque, fino alla profondità di 700 m, è quello più a rischio. Esso assorbe, infatti, la maggior parte del calore in eccesso connesso alle emissioni di gas serra. È apparso, poi, evidente che gli ecosistemi, per un completo recupero, hanno bisogno di anni e, in alcuni casi, persino di decenni.
Le ondate di calore marine sono fenomeni allarmanti su cui sappiamo ancora troppo poco. Eric Oliver della Dalhousie University ha spiegato che a preoccupare sono soprattutto le acque tropicali, dove gli equilibri potrebbero essere del tutto sconvolti. In pericolo ci sono, dunque, le barriere coralline, già duramente provate. Il Mediterraneo non risulta, comunque, più al sicuro e le temperature da record registrate negli ultimi anni lo dimostrano.
