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Liberarsi dai brutti ricordi è possibile, grazie alla scienza

Liberarsi dai brutti ricordi è possibile, grazie alla scienza

È ufficiale, cancellare selettivamente aspetti dei ricordi è fattibile. Ora le prospettive per la cura dello stress post-traumatico

Se mi lasci ti cancello, impietosa trasposizione italiana di eternal sunshine of a spotless mind, è un film del 2004 in cui i protagonisti si fanno cancellare parte della memoria per dimenticare il loro travagliato amore. Ora sembrerebbe che questo interessante espediente sia veramente realizzabile, parola degli scienziati: potremmo dire addio ai brutti ricordi.

Le informazioni incidentali alla base dei futuri traumi

Come funziona la nostra memoria quando ci troviamo a vivere un evento di forte intensità emotiva o traumatica? Il cervello immagazzina tutta una serie di informazioni, importanti affinché in futuro la situazione non ricapiti, ma durante questa fase può capitare che vengano salvate anche informazioni incidentali. Un articolo di Le Scienze riporta un esempio, un’aggressione avvenuta in un vicolo buio: il nostro cervello può immagazzinare parte dell’esperienza per farci evitare quel tipo di strada in futuro, ma può anche ricordarsi di una cassetta delle lettere assolutamente anonima sullo sfondo e associarle parte del trauma.

Ecco allora che la visione della casella postale scatena un’ansia apparentemente ingiustificata, una reazione codificata nelle sinapsi dei neuroni, quei ponti che collegano le nostre cellule cerebrali per intenderci. Più è forte quel collegamento, più il ricordo risulta intenso.

Un enzima per cancellare i brutti ricordi

Un gruppo di ricercatori della McGill University in Canada e della Columbia University Medical Center a New York potrebbero aver trovato un sistema per eliminare proprio queste memorie incidentali, cosa che finora era ritenuta impossibile: memorie associative e incidentali condividono moltissime cose in comune, e distinguerle per eliminarle selettivamente non sembrava una strada praticabile.

Il segreto sta tutto in un particolare enzima, il PKM Apl. Per quanto possa sembrare una manciata di lettere buttata a caso sul foglio è proprio grazie a questa molecola che i ricercatori sono riusciti a risolvere il problema. In un articolo pubblicato su Current Biology infatti gli scienziati avrebbero dimostrato che il PKM Apl si presenterebbe in due forme diverse, ognuna caretteristica di un tipo di memoria: il PKM Apl III nel caso di quella sinaptica associativa e PKM Apl I per quella di tipo incidentale.

Fonti: cell.com - lescienze.it - Schacher Lab/Columbia University Medical Center


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
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Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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