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La Svezia costruisce ponti per aiutare le renne ad attraversare le strade

La Svezia costruisce ponti per aiutare le renne ad attraversare le strade

Gli ecodotti, passaggi sopraelevati e sotterranei per animali, si stanno moltiplicando in tutto il mondo. Sull’Isola di Natale ce n’è uno per i granchi

Li chiamano ecodotti. Sono ponti o passaggi sopraelevati, ma anche sottopassaggi, che permettono agli animali, selvatici e non, di attraversare strade e autostrade in totale sicurezza, sia per loro, che per gli automobilisti. La soluzione sta prendendo piede in giro per il mondo nel tentativo di tutelare diversi tipi di fauna che negli anni hanno visto i loro habitat frammentati dalla costruzione dalle infrastrutture dell’uomo. La Svezia, ad esempio, ha pianificato di costruirne alcuni per le renne.

In Svezia saranno costruiti dei viadotti per consentire alle renne di attraversare in maggiore sicurezza una trafficata superstrada durante la transumanza

Il problema delle renne

Ogni mese di aprile nel Paese scandinavo centinaia di renne si spostano per la transumanza, guidate dai mandriani Sami. Dalle zone nei pressi della città di Umeå, dove trovano i licheni di cui si abbuffano in inverno, si spostano verso le montagne a ovest. Ma durante il viaggio devono superare la trafficata superstrada E4. Qui, oltre a rischiare la vita, creano spesso lunghe code di macchine. Molti autisti, nel tentativo di superarle per proseguire il tragitto, finiscono per spaventarle e sparpagliarle lungo l’arteria stradale e i mandriani faticano a ricomporre il gruppo, bloccando il traffico per ore.

Per risolvere questo problema, le autorità svedesi hanno annunciato la costruzione di una dozzina di ecodotti. Anzi, “rennodotti”, come sono stati subito ribattezzati. Aiuteranno i circa 4.500 mandriani e le 250mila renne a cercare pascoli freschi in cui passare la stagione calda senza correre rischi e creare disagi a chi percorre la superstrada. Ma renderanno la vita più semplice anche ad alci e linci selvatiche, che potranno spostarsi più agevolmente da una zona all’altra.

Dai granchi alle scimmie: gli altri esempi

La Svezia è solo l’ultimo dei Paesi che ha scelto gli ecodotti per risolvere i problemi di convivenza uomo-animali. In giro per il mondo ce ne sono già molti, alcuni dei quali molto particolari. Ad esempio, l’incredibile ponticello che consente ai granchi rossi dell’Isola di Natale (Australia) di fare la loro tradizionale migrazione annuale dalla foresta alle spiagge. Nella penisola del Yucatán, in Messico, sono stati creati invece dei sottopassaggi per permettere ai giaguari di sfrecciare nella natura evitando il traffico.

Queste soluzioni non sono sempre delle grigie infrastrutture di cemento. Lo dimostrano i ponti naturali ricavati con i rami degli alberi nell’Amazzonia peruviana per permettere a istrici, cercoletti e scimmie di evitare le tubature i gasdotti di gas naturale. Ci sono anche compromessi tra cemento e natura. In Canada, nel Banff National Park, tra i sette passaggi sopraelevati e 41 sottopassaggi creati, ci sono anche grandi viadotti (come quello nella foto), simili a quelli per auto e treni, ma ricoperti da erba e alberi.

La frammentazione degli habitat

Gli ecodotti non servono solo a evitare vittime da incidenti stradali. Sono utili anche per riparare alla frammentazione degli habitat causata dalle opere dell’uomo. Una conseguenza che può essere ugualmente fatale per gli animali. Nella California meridionale, ad esempio, il leone di montagna locale sta rischiando l’estinzione perché gli esemplari dell’area sono rimasti isolati sulle montagne di Santa Monica. Le strade attorno a Los Angeles non consentivano loro di spostarsi per riprodursi. Per salvarli è già stata pianificata la costruzione di un ponte sopra la highway 101 a nord della città. Costerà più di 70 milioni di euro e diventerà il più grande ecodotto del mondo.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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