Le certificazioni e colture biologiche potrebbero essere la chiave per garantire un futuro alle remote isole del Pacifico, Tonga e Fiji in particolare. Dalla sostenibilità ambientale a quella economica, il biologico potrebbe essere l’unica salvezza dei paradisi della Polinesia.
LEGGI ANCHE: Sette cose che non sappiamo sugli oceani
Il biologico è il futuro della Polinesia
La vita sopra isole in arcipelaghi sperduti non è semplice, il che rende ancora più difficile agire sempre al meglio per l’ambiente. Ma una soluzione c’è: il biologico, che potrebbe essere il futuro della Polinesia. In primo luogo le colture biologiche riducono l’impatto ambientale sui piccoli e delicati ecosistemi isolani. Evitando così di sbilanciare equilibri spesso resi instabili dall’azione umana. Il secondo aspetto da considerare è la sostenibilità economica.
LEGGI ANCHE: L’acqua di cocco, ecco a cosa dovete stare attenti
Il biologico può garantire un futuro alla Polinesia perché garantisce ai suoi abitanti un giusto profitto per il loro lavoro, nonché, tramite le certificazioni, l’accesso ai mercati globali. I vantaggi per i coltivatori locali sono evidenti dal momento che non sono più costretti a vendere a prezzi stracciati per poter essere competitivi e, soprattutto, a limitarsi a mercati più o meno locali. Alcuni prodotti di queste aree – il cocco prima di ogni altro – possono rispondere ad un’ampia domanda sul mercato del biologico, laddove prima faticavano. Questo si traduce nell’aumento della capacità di investimento delle comunità autoctone, garantendo loro la possibilità di svilupparsi senza per questo andare a inficiare la loro splendida terra.
I vantaggi del biologico si estendono anche ai confini del mondo, in arcipelaghi sperduti che in questo hanno la possibilità di non rimanere esclusi dall’economia mondiale.
LEGGI ANCHE: