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Idrogeno da rinnovabili: in 10 anni può diventare il combustibile più economico

Idrogeno da rinnovabili: in 10 anni può diventare il combustibile più economico

Gli elettrolizzatori in uso in Cina permetterebbero di ottenerlo a costi inferiori. Entro il 2030 potrebbe arrivare la soluzione ideale per l'industria

L’idrogeno prodotto attraverso fonti rinnovabili potrebbe diventare il combustibile più economico nei prossimi 10 anni. A dirlo sono alcune recenti analisi fatte dagli analisti del settore. A cominciare dai produttori cinesi. Questi hanno stimato che presto l’idrogeno green potrebbe avere una diminuzione dei costi dell’80 percento rispetto alle previsione fatte solo due anni fa da un Paese che ci sta puntando molto come l’Australia.

Idrogeno fonti rinnovabili

Cos'è l'"idrogeno pulito"

La produzione di idrogeno verde sfrutta l’elettricità che arriva da fonti come gli impianti eolici o solari. Il processo prevede l’utilizzo di un elettrolizzatore per far passare la corrente elettrica in un flusso d’acqua. Tale operazione consente di separare gli atomi di idrogeno da quelli dell’ossigeno. A differenza del sistema che utilizza il gas per ottenere lo stesso risultato, con questa procedura non si hanno produzioni collaterali di anidride carbonica solitamente rilasciata nell’atmosfera oppure catturata e pompata nel sottosuolo.

La speranza generale è che l’idrogeno fornisca un’alternativa a carbone e allo stesso gas a quelli impianti che lavorano ad alte temperature, come le acciaierie. Mentre le stime dicono che i benefici dipenderanno molto dalle dimensioni delle realtà industriali, gli esperti credono che potrebbe essere molto più economico se usato per la creazione di industrie locali verdi. In altre parole, si potrebbe produrre l’idrogeno a chilometro zero anziché convertirlo nella forma liquida per l’esportazione come avviene ora.

Le previsioni degli esperti

Gli analisti del settore credono che il mondo industriale troverà un modello economicamente scalabile da applicare nel giro di un decennio. Anche alcuni governi ne sembrano convinti. Quello australiano, ad esempio, ha citato l’“idrogeno pulito” come una tecnologia a basse emissioni prioritaria che potrebbe rimpiazzare i combustibili fossili nei trasporti, nella rifornimento di elettricità e ai processi industriali.

Lo stesso governo di Canberra, tuttavia, ha recentemente pronosticato che il modo più economico per produrre idrogeno a breve termine sia ancora lo sfruttamento di gas o della “gassificazione del carbone” accompagnati da sistemi di cattura e sequestro dell’anidride carbonica. Nel Paese oceanico sono convinti che finché la domanda non crescerà, l’idrogeno da rinnovabili non permetterà di ottenere risparmi.

La previsione, tuttavia, è stata contraddetta da BloombergNEF. Nella sua analisi l’organizzazione ha scoperto che gli elettrolizzatori usati in Cina costerebbero già un quinto di quanto ipotizzato negli studi utilizzati dal governo australiano. In base a queste cifre, entro il 2030 l’idrogeno potrebbe costare meno di 2 dollari al chilo, traguardo al quale dovrebbe diventare competitivo con le attuali tecnologie secondo quanto dichiarato dal ministro australiano per l’Energia e per la Riduzione delle Emissioni.

I Paesi che pensano all'idrogeno

Canberra stima che l’idrogeno potrebbe creare più di 8mila posti di lavoro e generare circa 11 miliardi di dollari all’anno di PIL entro il 2050. Molte economie importanti, come Germania e Giappone, stanno osservando l’Australia come potenziale fonte di idrogeno. Berlino ha dedicato più di 15 miliardi del suo piano di ripresa post-Covid per sviluppare la sua industria per l’idrogeno. E anche la Commissione Europea ha definito l’“idrogeno pulito” centrale nel suo piano per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.


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