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L’hamburger flexitariano che fa arrabbiare i vegani

Polemica nel Regno Unito sul lancio di un hamburger flexitariano. Secondo i vegani il «flexitarianesimo» è solo un espediente pubblicitario e non esiste.

Il lancio di un hamburger flexitariano ha sollevato non poche polemiche in Inghilterra. Un dibattito infuocato si è accesso sui social media trascinandosi anche sui media nazionali dopo un intervento di una attivista vegana contro l’ultimo prodotto disponibile nei supermercati ALDI. Secondo i critici infatti il «flexitarianesimo» non esiste e si tratterebbe soltanto di un espediente per gli onnivori per sentirsi meno in colpa.

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L’ira dei vegani contro l’ hamburger flexitariano

Cos’è l’ hamburger flexitariano in questione? Si tratta semplicemente di un hamburger lanciato dall’azienda Byron che contiene fino al 70% di carne di manzo e il 30% di funghi. Non è tanto la composizione ad aver scatenato la polemica, quanto la scelta di venderlo come prodotto flexitariano. Secondo la vegana attivista Laura Paterson si tratterebbe soltanto di uno «Squallido espediente pubblicitario» pensato solo con lo scopo di vendere di più facendo leva sul senso di colpa di chi mangia carne «per farli sentire meglio».

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Eppure, secondo l’attivista «La dieta flexitariana non esiste, semplicemente o mangi carne oppure non la mangi». Soltanto un espediente, quindi, pensato per fare presa in un trend in crescita e vendere più hamburger. La polemica è esplosa su Facebook trasformandosi in un vero e proprio scontro virtuale tra «vegani» e «carnivori». La vicenda si è ingigantita a tal punto da finire sulle pagine di diversi quotidiani nazionali inglesi. Diversi gli interventi a difesa del flexitarianesimo e soprattutto della sua potenzialità come «primo passo» verso una dieta senza carne per chi ancora è indeciso su se, come e quando compiere definitivamente il passaggio.

Il flexitarianesimo non esiste

In Inghilterra il tema è molto caldo e sempre una maggiore parte della popolazione sta scegliendo una dieta vegana, vegetariana o «flexitariana», riducendo il consumo di carne. Come tutti i cambiamenti in una società è normale che nascano conflitti. La domanda tuttavia rimane: esiste veramente il «flexitarianesimo» o si tratta semplicemente di un termine sapientemente utilizzato per vendere più prodotti sugli scaffali? Il termine è ancora relativamente nuovo. Secondo Treccani è flexitariano: «Chi predilige seguire un modello di alimentazione di tipo vegetariano, senza rinunciare ad alimentarsi di proteine animali». Questo lo renderebbe, tecnicamente, un onnivoro. Con sensi di colpa? Forse. O magari semplicemente con più consapevolezza.

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È innegabile tuttavia come ancora esista una certa «barriera» ideologica tra vegani e onnivori. Soprattutto una certa parte di onnivori. Mangiare carne mantiene uno strano alone di virilità per cui abbandonarla viene visto come un indicibile affronto alla mascolinità. Gli inglesi hanno pure dato un nome al fenomeno: «vegescarian». Uomini che hanno paura del vegano. Allo stesso tempo la scelta vegan mantiene un alone di radicalizzazione. Una scelta per radical-chic. Può essere il flexitarianesimo un punto d’incontro tra i due estremi? Il dibattito è aperto, possibilmente si spera, con il meno insulti virtuali possibile.

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