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Cos'è il turismo rigenerativo?

Cos'è il turismo rigenerativo?

È un modello che non si limita a contenere l’impatto dei visitatori, ma punta a creare valore per i luoghi e le comunità ospitanti per farle crescere

Il 2020 è stato l’anno nero del turismo. La pandemia di Covid-19 ha messo in ginocchio il settore in tutto il pianeta. Secondo l'Organizzazione mondiale del turismo, le perdite registrate ammontano a 1.300 miliardi, conseguenza di un calo del 74 percento degli arrivi di turisti rispetto al 2019. Per tornare tornare ai livelli di due anni fa, ci vorranno tra i due e quattro anni. E, pensando alla ripresa, la domanda che si fanno gli operatori più attenti all’impatto sull’ambiente del turismo è “con che modello?”. Tra quelli proposti in alternativi ai classici basati sui grandi numeri e overtourism, c’è anche il turismo rigenerativo.

Il turismo rigenerativo si propone di creare valore in un luogo e in una comunità ospitante contribuendo alla loro crescita

Un turismo che rende migliori le destinazioni

Il turismo rigenerativo è diverso dal turismo sostenibile. Quest’ultimo “ha un livello più basso. In fin dei conti, si tratta solo di non creare problemi in un luogo”, ha spiegato Jonathon Day, professore associato specializzato in turismo sostenibile alla Purdue University (Stati Uniti), al New York Times. Il turismo rigenerativo punta a renderlo migliore per le generazioni future. In altre parole, non accontentarsi di lasciare un posto come lo si è trovato al proprio arrivo, ma aiutarlo a crescere.

Non vengono considerati solo gli effetti sull’ambiente, ma anche aspetti come l’impatto sull’economia, sull’identità, sugli abitanti e sulla cultura delle aree visitate. Il turismo rigenerativo affonda le proprie radici nello sviluppo e nel design rigenerativo (la costruzione di edifici che rispettino determinati standard energetici ed ecologici). Il concetto è poi stato trasposto in altri campi, come l’agricoltura rigenerativa. Inoltre, i suoi principi presentano legami con quelli dell’economia circolare. Il turismo è solo all’inizio del processo di applicazione delle idee dell’economia circolare al sistema, ha aggiunto il professor Day.

Chi lo sta promuovendo

Insomma, se già il turismo sostenibile e responsabile si poneva l’obiettivo di tutelare l’ambiente e le comunità locali prima che il profitto, quello rigenerativo alza l’asticella. Le realtà del settore stanno iniziando ad abbracciare questa filosofia. Sei ONG internazionali, incluso il Center for Responsible Travel and Sustainable Travel International, si sono unite nella coalizione Future of Tourism e hanno stilato una lista di 13 principi per gli operatori. Tra questi, “usare standard sostenibili”, “ridurre il consumo di suolo” dell’attività e “proteggere l’identità del luogo”.

Alcune realtà sono già passate all’azione. L’agenzia di viaggi Regenerative Travel, nata nel 2019, valuta le strutture che desiderano essere incluse nel suo database in base a requisiti come le emissioni di anidride carbonica, il benessere dei lavoratori, la promozione di attività immersive per gli ospiti e la proposta di cibo locale.

Quando il turismo è migliore?

Definire quando un modello di turismo è migliore per un posto e gli restituisce qualcosa non è così facile e oggettivo, tuttavia. A chi spetta il compito di valutarlo? La maggior parte delle esperienze indica la comunità locale come giudice ultimo. Lo ha fatto VisitFlanders, ente di promozione turistica della regione belga, che ha avviato un percorso turistico per creare un’“economia di significato” anziché cercare di massimizzare i profitti, puntando sulla storia e sulla valorizzazione dei luoghi della Grande Guerra del territorio. In questo senso, va la collaborazione con Conoscius Travel, società di consulenza fondata da Anna Pollock che promuove il turismo rigenerativo. “Siamo riusciti a spostare il punto di vista dall’obiettivo di fare crescere i numeri alla creazione di destinazioni e comunità fiorenti, permettendo loro di dire che tipo di turismo desiderano”, ha spiegato l’imprenditrice.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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