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Cibo e genetica: perché gli scienziati sono così preoccupati?

Cibo e genetica: perché gli scienziati sono così preoccupati?

Il rapporto tra cibo e genetica diventa di giorno in giorno più complesso mentre alcuni scienziati si dicono preoccupati, soprattutto per quanto riguarda la biologia di sintesi.

Cibo e genetica sono sempre più interconnessi, tecnologie legate alla biologia di sintesi applicate nel mondo dell’alimentazione. Non stiamo parlando di «semplici» OGM, ma di ingegneria genetica applicata su microorganismi, modificati in maniera tale da sintetizzare, nelle circostanze giuste, molecole utili per modificare sapore, consistenza o aspetto di un alimento. Parliamo di cibi come l’Impossible Burger o i «gamberetti» prodotti con le alghe, ma anche il mangime per alcuni pesci.

Cibo, genetica e ingredienti molecolari

Come si incontrano il cibo, la genetica e alcune particolari molecole? Alcuni ricercatori hanno cominciato a studiare gli alimenti con un dettaglio mai raggiunto prima, valutando i componenti più minuti in grado di garantire specifiche caratteristiche a un cibo. Stiamo parlando di aspetti diversi, come un preciso aroma, sapore o odore, ma anche una specifica consistenza, che sia gommosa o croccante, fino ad arrivare ad un colore o una variabile legata all’aspetto di un alimento.

Gli scienziati diventano di anno in anno più bravi a ricostruire con precisione quale molecola sia legata a determinate caratteristiche, così i biologi di sintesi utilizzano competenze legate alla biologia molecolare e alle biotecnologie, come l’ingegneria genetica, per riprodurle sinteticamente. In poche parole, negli ultimi anni sono state create numerose start up che, attraverso l’utilizzo di diverse tecnologie, creano alimenti innovativi non esistenti in natura.

Il principio con cui funzionano è complesso, ma si può riassumere abbastanza schematicamente: gli scienziati individuano una molecola che vogliono riprodurre e scoprono quale parte del DNA è legata alla sua sintesi. Successivamente selezionano un microorganismo e lo modificano geneticamente in modo tale che produca quella molecola e lo mettono in una sorta di fermentatore, simile agli strumenti che si troverebbero in una birreria. Una volta che i microrganismi hanno raggiunto la massima crescita vengono uccisi e la molecola «raccolta».

I rischi delle nuove biotecnologie

Queste nuove tecnologie possono a prima vista sembrare estremamente utili e efficienti, ma nascondono dei pericoli: sono sempre più numerosi gli scienziati che sottolineano la pericolosità di una perdita di questi organismi nell’ambiente. Le conseguenze potrebbero essere difficilmente prevedibili: qualcuno teorizza la possibilità che abbiano effetto sulla nostra salute, altri indicano che potrebbero colpire piante o animali, altri ancora sono preoccupati per le comunità agricole. Del resto i microrganismi impiegati crescono molto velocemente, si riproducono a ritmi forsennati, trasferendo le loro peculiarità genetiche alla prole.

Chi impiega questi organismi per la produzione degli alimenti, però, sostiene che il problema in realtà non è così grave: se gli organismi vengono rimossi dal loro habitat ideale, ricreato nei fermentatori, tendono naturalmente a perdere i tratti guadagnati attraverso le modifiche genetiche. Per di più i sistemi di sicurezza sono spesso ridondanti e studiati per essere più efficaci del necessario. Questo non toglie che la regolamentazione riguardo all’utilizzo di queste tecnologie fa fatica a rimanere al passo degli avanzamenti nel campo delle biotecnologie.

Gli altri problemi della genetica in ambito alimentare

Purtroppo l’impatto di biotecnologie sempre più diffuse ha diversi tipi di effetti negativi, non solo legati direttamente alla sicurezza. Anuradha Mittal, direttore esecutivo dell’Oakland Institute, sottolinea che con l’aumento nella produzione di sintesi di alternative alla vaniglia, olio di cocco o seta ad essere colpiti potrebbero essere i paesi in via di sviluppo. In particolare le donne in India potrebbero essere tra le più colpite da questa rivoluzione, sollevando il problema di trovare nuovi sistemi per attutire gli effetti che questo nuovo settore potrà avere su altre realtà produttive.

Un altro aspetto da considerare è l’alimentazione degli organismi: oggi viene impiegato zucchero di canna OGM, economico e estremamente standardizzato, e più verranno impiegati microrganismi in questo ambito più queste culture dovranno aumentare. Ma questo fattore potrebbe essere determinante per scoprire il volto del nuovo settore agroalimentare.


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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