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Che cos’è l’energia mareomotrice e quali sono i suoi vantaggi e svantaggi

Che cos’è l’energia mareomotrice e quali sono i suoi vantaggi e svantaggi

È un tipo di energia rinnovabile che sfrutta le correnti di marea per produrre elettricità pulita, ecco come funziona e quali sono pro e contro

L’energia mareomotrice è un tipo di energia rinnovabile che sfrutta l’innalzamento e l’abbassamento delle maree per produrre elettricità pulita. Fino a oggi poco sfruttata nel mondo, in futuro potrebbe rivelarsi una fonte importante per la molto auspicata transizione energetica dai combustibili fossili. In generale, il suo sviluppo è ancora in una fase embrionale e le incognite attorno ad essa sono diverse. In giro per il mondo, tuttavia, sono già in funzione o in fase di costruzione alcuni impianti.

L'energia mareomotrice sfrutta le correnti di marea per produrre elettricità pulita

Cos’è l’energia mareomotrice

Quando si parla di energia mareomotrice si intende quindi l’elettricità ottenuta sfruttando le cosiddette correnti di marea, generate dai movimenti delle acque quando si alzano e si abbassano per l’influenza del movimento e dell’attrazione gravitazionale di Terra, Luna e, in misura minore, Sole. Nel corso del 20° secolo, alcuni ingegneri hanno sviluppato diversi metodi per convertire questa forza in elettricità in zone in cui la differenza del livello dell’acqua tra i periodi di alta e bassa marea erano significativi.

Come si ricava l’energia mareomotrice

Tre sono le vie per ottenere energia mareomotrice. La prima sono gli idrogeneratori, vale a dire impianti posizionati sui fondali marini dotati di turbine simili a quelle delle pale eoliche, ma molto più resistenti. L’acqua è infatti un fluido molto più denso dell’aria e, nelle correnti di marea, può tranquillamente raggiungere i 3 metri al secondo.

La seconda opzione sono delle vere e proprie dighe artificiali, simili a quelle presenti nei fiumi per ricavare energia idroelettrica. Vengono costruite nelle baie, nelle foci a estuario e nei fiumi più influenzati dal movimento delle maree. All’interno della diga, sono presenti delle turbine messe in azione dal movimento in entrata e in uscita delle acque, a seconda della marea.

La terza ed ultima strada prevede la creazione di lagune. Il funzionamento è simile a quello delle dighe, con la differenza che il bacino grazie al quale sfruttare le maree viene costruito lungo la costa. Ha quindi un impatto minore sull’ambiente.

Svantaggi e vantaggi

Proprio le conseguenze sull’ambiente sono tra i punti negativi principali dell’energia mareomotrice. Tra le tre soluzioni, le dighe presentano sicuramente più incognite da questo punto di vista: piante e animali possono risentire pesantemente dei cambi di livello dell’acqua e della salinità all’interno del bacino sfruttato; i pesci rischiano di restare bloccati all’interno o all’esterno della diga oppure di essere vittime delle turbine; infine, gli uccelli marini possono essere costretti a migrare a causa della riduzione di cibo. Tra i contro, ci sono anche i costi molto elevati di idrogeneratori e centrali mareomotrici a diga e le alte difficoltà nelle operazioni di costruzione.

Nell’elenco dei vantaggi entra sicuramente il fatto che, a differenza del vento, le maree sono prevedibili e stabili. Di conseguenza, potrebbero essere una fonte stabile e affidabile di elettricità pulita. Nel caso delle dighe, inoltre, il flusso d’acqua rilasciato attraverso la barriera permette di creare energia a un tasso che può essere controllato dagli ingegneri.

La situazione nel mondo

Ad oggi, sono pochi gli impianti commerciali operativi nel mondo e la quantità di energia mareomotrice generata è ancora molto ridotta. Tra gli esempi più citati ci sono quello alla foce del Rance (240 MW di capacità), fiume francese che sbocca nel canale della Manica, il primo ad essere avviato, e la Sihwa Lake Tidal Power Station in Corea del Sud (254 MW), il più grande. Anche in Italia ne è presente uno: la turbina Kobold nello Stretto di Messina. È il Regno Unito, tuttavia, a essere considerato in prima linea per ricerca e progetti attivi nel settore.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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