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Carnevale di Ivrea, zero spreco: le arance della Battaglia vengono riciclate

Carnevale di Ivrea, zero spreco: le arance della Battaglia vengono riciclate

Le arance dell’iconico rito del Carnevale di Ivrea diventano energia rinnovabile o compost per i terreni agricoli, riducendo lo spreco

Il Carnevale di Ivrea è famoso per la tradizionale Battaglia delle arance. Un rito secondo cui, durante i giorni di Carnevale, squadre di aranceri assaltano i carri allegorici che transitano nelle vie principali della città. Successivamente i gruppi di lanciatori vengono giudicati da una commissione di esperti che decreta il vincitore. Questa iconica celebrazione attira, ogni anno, numerosi turisti ma ha suscitato anche qualche polemica. Il motivo? Il presunto spreco derivante dall’enorme numero di arance (10 quintali) usate per questo rito clou dell’appuntamento. Non tutti sanno, però, che questa frutta non viene sprecata.

Carnevale di Ivrea, zero spreco: le arance della battaglia vengono riciclate
Foto: cocoparisienne @Pixabay

Zero spreco: le arance per il Carnevale di Ivrea non sono edibili

Nessuno spreco per le arance del Carnevale di Ivrea. A ribadirlo è stato il presidente della Fondazione dello Storico carnevale d’Ivrea, Piero Gillardi. Che ai media ha spiegato la storia e il destino di questi agrumi. Prima di tutto bisogna dire che le arance, con provenienza Calabria e Sicilia, non sono adatte al consumo umano. Se non venissero usate per la battaglia, infatti, sarebbero destinate al macero. Ma come reagire alle immagini di strade cosparse di agrumi spiaccicati che circolano in tv? Questa frutta in realtà viene riutilizzata come compostaggio.

La seconda vita degli agrumi

Dopo ogni sessione di battaglia, gli operatori ecologici passano per le vie di Ivrea. Qui raccolgono arance spappolate e altri rifiuti organici (anche lo sterco dei cavalli che trainano i carri) e li depongono in apposite vasche per la trasformazione. Il compost che ne verrà, servirà a fertilizzare – in maniera naturale – i terreni agricoli. Potrà diventare, cioè, concime o energia rinnovabile.

All’edizione torinese del Corriere della Sera, Andrea Grigolon, direttore Generale della società Canavesana, che si occupa della raccolta dei rifiuti di città e provincia, ha spiegato: “I rifiuti organici sono diretti nei due impianti ‘Territorio e risorse, di Santhià’ e ‘Gaia spa’ di Asti. Rimarranno sul territorio e serviranno a creare compost di qualità per l’agricoltura, frutticoltura e floricoltura, ma anche energie rinnovabili e biometano che diventa una soluzione sostenibile per l’autotrazione, mentre il compost potrà contribuire a donare fertilità ai terreni, anche agli stessi agrumeti”.

Un esempio insomma di economia circolare. “Questo permette di valorizzare l’organico da raccolta differenziata e trasformarlo in nuova ricchezza, grazie a un processo di digestione anaerobica non sprecando nulla di ciò che viene usato”.


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