Uno studio mostra che per proteggere la biodiversità ed evitare l’estinzione di migliaia di specie è sufficiente proteggere le aree giuste.
La protezione della biodiversità e la salvaguardia delle specie in via di estinzione non è una questione di quantità, ma di qualità. Un nuovo studio di recente pubblicato in Frontiers in Science ha dimostrato, infatti, che, per evitare che migliaia di piante e animali scompaiano, è sufficiente proteggere l’1,2% della superficie del nostro pianeta. Appare necessario concentrarsi sulle giuste aree e puntare a interventi condivisi.
Biodiversità, evitare un’estinzione di massa
Il nuovo studio ha mostrato che per evitare l’estinzione di migliaia di specie animali e vegetali è necessario proteggere i giusti hotspot. Gli esperti si sono concentrati su specie molto rare di anfibi, mammiferi, uccelli e piante, per poi cercare di comprendere come queste potessero essere tutelate.
Con il termine “rare” si indicano quegli esseri viventi che presentano un range di azione molto limitato, sono presenti sul territorio con una densità estremamente bassa o vivono entrambi i disagi. Ne è emerso che i siti a cui deve essere data priorità per l’inserimento all’interno delle aree protette nei prossimi 5 anni sono 16.825. Essi non coprono più dell’1,2% della superficie terrestre. La maggior parte di questi è concentrata nelle aree vicine ai tropici.
Biodiversità: salvare le specie a rischio estinzione
Per tutelare le specie in via di estinzione, e quindi la biodiversità, è, secondo gli esperti, necessario prendere dei provvedimenti mirati. Per quanto le Nazioni Unite si siano impegnate a proteggere entro il 2030 il 30% della superficie terrestre, contro il 16% odierno, perché i provvedimenti si rivelino davvero salvifici è necessario agire nel modo corretto. Secondo quanto riportato nell’indagine solo il 7% delle aree protette costituite tra il 2018 e il 2023 rientrerebbe fra quelle rilevate come hotspot.
Il fatto che il 38% dei siti individuati come imperativi si trovino entro 2,5 chilometri da aree già protette dovrebbe facilitare notevolmente il lavoro delle autorità competenti. Filippine, Brasile, Indonesia, Madagascar e Colombia ospitano da soli la metà delle aree cruciali.
Cosa fare per salvare la biodiversità e fermare la sesta estinzione di massa?
Il nuovo lavoro si propone come uno strumento chiave per tutelare la biodiversità e porre un freno alla sesta grande estinzione di massa. Le autorità sono chiamate a investire ingenti quantità di denaro, ma avere una traccia che indichi su quali aree concentrarsi potrebbe aiutare a ottimizzare le spese.
Si tratterebbe di inserire tra le aree protette 1,6 milioni di chilometri quadrati di superficie terrestre, per una spesa compresa tra 29 e 46 miliardi di dollari in 5 anni. Acquisto di terre, utilizzo di territori già di proprietà dei singoli stati ed espansione dei diritti concessi agli indigeni costituiscono validi punti di partenza.
Evitare l’estinzione di migliaia di specie significa tutelare biodiversità e umanità. Neil Burgess, a capo del UN Environment Programme’s World Conservation Monitoring Centre, ha affermato che lo studio ribadisce quanto proteggere il 30% della superficie terrestre non sia di per sé sufficiente. Imboccare la strada rappresenta, per altro, una premessa fondamentale per la lotta al cambiamento climatico, dato che ecosistemi impoveriti non possono fare da baluardo nel sequestro del carbonio.