Anguille calate del 90% in Europa: l’UE ne vieterà la pesca?

Le anguille in Europa sono ormai considerate una specie a rischio e imporre dei limiti alla pesca si è rivelata, per le autorità competenti, l’unica soluzione. A causare la crisi sono diversi fattori, tutti connessi all’attività umana e, purtroppo, il declino sembra destinato a peggiorare. l’UE valuta ora provvedimenti più drastici e i progetti in fase di avvio sono diversi.

Le anguille in Europa
I limiti imposti alla pesca delle anguille si sono rivelati l’unico mezzo per tutelare la specie. Il loro ciclo vitale e il loro essere estremamente richieste per il mercato alimentare, le espone, infatti a grandi pericoli. Le anguille nascono nel Mar dei Sargassi come piccole larve e da lì si spostano, fino alle coste. Da qui risalgono i fiumi, passando all’acqua dolce, nella quale crescono, per poi dirigersi verso i luoghi più disparati. Raggiunta la maturità esse affrontano l’ultimo viaggio per tornare “a casa” e dare inizio a un nuovo ciclo nel luogo d’origine. Dal 1980 gli esemplari di questa specie sono, però, calati del 90% in Europa e gli esperti puntano a invertire la tendenza.
Il declino delle anguille
Limitare la pesca alle anguille è risultato un provvedimento necessario, ma non sufficiente. A causare la crisi è, infatti, una concomitanza di cause, in gran parte ancora incomprensibili. Degrado degli ambienti fluviali, inquinamento, crisi climatica e riduzione degli habitat rientrano tra questi. A creare i maggiori problemi sono, però, le dighe. Queste strutture, che in Europa sono 1.2 milioni, per un totale di uno sbarramento ogni 400 m di corso d’acqua, rendono il viaggio delle anguille impossibile. Pratiche di allevamento insostenibili, pesca illegale e contrabbando fanno, poi, il resto. Il mercato nero, fiorente soprattutto in Asia, è stato ridotto a 50 tonnellate di anguille l’anno, ma ha comunque un impatto devastante.
Vietare la pesca alle anguille?
L’UE sta valutando per la pesca alle anguille provvedimenti drastici. Attualmente, oltre a proibizioni di cattura totali in luoghi ritenuti strategici, è imposto un fermo di 3 mesi durante la stagione di migrazione. Alcuni suggeriscono, però, di vietare del tutto l’attività. Il timore è che simili piani finiscano per alimentare ulteriormente il mercato nero e le autorità puntano a progetti più propositivi. Nei Paesi Bassi, per esempio, il programma Eel over the dyke, vede i pescatori impegnati a catturare questi pesci, per poi liberarli al di là degli sbarramenti. Tra il 2013 e oggi il numero di anguille nei siti interessati dal piano è cresciuto di 6 volte.
Pensare alle anguille in via d’estinzione, soprattutto in questo periodo dell’anno, appare strano, ma tale stupore non rende meno impellente trovare una soluzione per la pesca. Siamo abituati a vedere questi pesci unici occupare un posto di rilievo sulle nostre tavole durante le feste. Forse la prossima volta che ci troveremo di fronte al classico capitone la fitta che avvertiamo al portafoglio, rimbomberà anche nella nostra coscienze.
