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Quando l'Australia dichiarò guerra agli emù, e perse

Quando l'Australia dichiarò guerra agli emù, e perse

Imboscate fallite, tattiche di guerriglia inaspettate, veicoli requisiti e militarizzati, mitragliatrici all’avanguardia, proiettili in abbondanza. Tutto questo e altro ancora, nella guerra più assurda della storia.

La guerra degli emù - evento conosciuto anche come la grande guerra degli emù - fu uno dei momenti più surreali della storia militare australiana, e forse, più in generale, della storia della guerra stessa. Durò dal 2 novembre al 10 dicembre 1932, vide coinvolti soldati, mitragliatrici e 10.000 proiettili, così che per la stampa divenne immediatamente un conflitto vero e proprio.

Gli antefatti della guerra

Dopo la fine della prima guerra mondiale le campagne australiane erano coltivate da ex militari, i quali venivano incentivati dallo stato a incrementare le loro produzioni, soprattutto di cereali, per far fronte alla grande depressione del ‘29. Per ottenere questo risultato il governo promise dei sussidi, mai veramente versati, eppure non era questa la preoccupazione degli agricoltori: le aree bonificate e le ingenti scorte d’acqua accumulate nei nuovi terreni coltivati attrassero oltre 20.000 emù, un’invasione che nessuno era pronto a gestire.

Questi animali, uccelli alti fino a due metri e pesanti oltre 50 kg, si avventarono sui raccolti, sfondando le recinzioni che dovevano tenere lontani i conigli, provocando danni ingenti agli agricoltori. La piaga degli emù si era appena riversata sul popolo australiano, che spaventato si appellò al governo, in particolare al ministro della difesa Sir George Pearce, il quale dispiegò volentieri delle truppe - più per propaganda che altro - armate di mitragliatrici. La miccia era stata predisposta, non restava altro che far cominciare le operazioni.

Un nemico ampiamente sottovalutato

Quanto potranno mai essere difficili da abbattere questi emù? Governo e militari devono essersi fatti questa domanda, prima di scontrarsi con la dura realtà: gli emù sono uccelli svegli, in grado di adottare strategie vincenti per sopravvivere agli assalitori. Così, sotto il comando del maggiore G.P.W Meredith, due soldati armati di mitragliatrici pensavano di farsi beffe degli uccelli, riuniti in gruppi numerosi. Il 2 novembre ci fu la prima marcia verso un contingente di 50 uccelli, ma il tentativo di accerchiamento fallì e la maggior parte riuscì a fuggire. Appena due giorni dopo si presentò un’occasione ancora più ghiotta, oltre 1000 emù furono visti ammassarsi verso una diga, così i soldati tesero loro un’imboscata, ma le mitragliatrici si incepparono e nemmeno un animale fu ucciso.

Allora il maggiore provò un’altra tattica, decidendo di montare una delle due mitragliatrici su un camion requisito, ma il veicolo era troppo lento e il terreno sconnesso impediva al mitragliere di mirare, così anche questo piano fallì. L’ornitologo Dominic Serventy riassunse così la vicenda: «I sogni dei mitraglieri di sparare raffiche su fitte masse di emù furono presto dissolti. Il comando emù ha evidentemente ordinato l'uso di tecniche di guerriglia, e il suo ampio e disorganizzato esercito si è immediatamente diviso in un innumerevole numero di piccole unità rendendo l'uso dell'equipaggiamento militare inefficace. Un esercito umiliato viene costretto quindi a ritirarsi dal campo di battaglia dopo quasi un mese.»

Furono fatti altri tentativi nei mesi successivi ma nessuno andò veramente a buon fine e il 10 dicembre dello stesso anno, quando l’operazione fu dichiarata ufficialmente conclusa, furono tirate le somma della campagna invernale: delle 10.000 cartucce a disposizione ne furono sparate esattamente 9860, per un totale di 986 emù uccisi, precisamente dieci pallottole per ogni abbattimento, un incredibile spreco di risorse, in poche parole, senza riuscire a risolvere il problema. La guerra degli emù era ufficialmente persa.

Fonti: medium.com - wikipedia.org - australiangeographic.com - missedinhistory.com - iflscience.com


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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