Le città di transizione si ispirano, tra le altre cose, alla permacultura e agli ecovillaggi. Si differenziano da questi ultimi per via del fatto che puntano a modificare un contesto già esistente e non a crearne uno nuovo. Il movimento infatti cerca di coinvolgere l'intera comunità: dagli individui alle imprese, alle organizzazioni non profit, alle istituzioni pubbliche.
Come funziona una città di transizione
Le Transition Towns si basano su tre pilastri principali: la riduzione delle emissioni di CO2, la resilienza e la rigenerazione. La riduzione delle emissioni è un obiettivo importante. L'inquinamento causato dalle attività umane infatti è una delle principali cause del cambiamento climatico. La resilienza spinge poi le città in transizione a diventare autosufficienti, in modo da poter continuare a funzionare anche in caso di interruzioni delle forniture di energia e cibo. Il principio della rigenerazione invece fa riferimento alla riparazione degli ecosistemi danneggiati e alla creazione di nuovi spazi verdi.
Per raggiungere questi obiettivi, le città di transizione stanno adottando una vasta gamma di strategie. Alcune di queste includono:
- l'istituzione di cooperative per l'energia rinnovabile (community energy),
- l'implementazione di progetti di mobilità sostenibile,
- la promozione dell'agricoltura urbana,
- la creazione di reti di condivisione e scambio di beni e servizi,
- la creazione di comunità resilienti attraverso la cooperazione e la solidarietà.
Transition Town in Italia
Il movimento delle Transition Towns sta crescendo in tutto il mondo. A livello globale sono oltre 2.000 le città in transizione, con un'espansione particolarmente significativa in Europa, Australia e Nord America.
In Italia, la prima transition town si trova a 20 km da Bologna. Monteveglio è un piccolo comune di 5000 abitanti che dal 2008 ha avviato una transizione verso uno stile di vita più sostenibile. In particolare sono state costruite scuole a consumo zero, si è sensibilizzata la popolazione sull’uso dell’acqua pubblica, si è introdotta la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta che ha permesso di elevare al 70% la percentuale di riciclo, si è incentivata la produzione agricola per il consumo di verdura, frutta e carne a km 0, e si è dato il permesso di costruire case passive in legno.