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Piante invasive: pericolo per la biodiversità su cui la scienza sa troppo poco

Piante invasive: pericolo per la biodiversità su cui la scienza sa troppo poco

Le piante invasive sono sempre più diffuse ma la scienza le conosce ancora poco e limitare i danni agli ecosistemi richiede rapidi interventi

Gli ecosistemi che ci circondano non sono più gli stessi e a sconvolgerli è spesso la diffusione di piante invasive. Gli scienziati sono consapevoli della minaccia, ma definire il fenomeno risulta difficile. A fare il punto della situazione ci ha provato uno studio pubblicato in Ecological Applications, ma il quadro non appare incoraggiante. Le questioni irrisolte sono, infatti, molte più di quelle su cui disponiamo di dati precisi.

piante invasive
Foto: manuel alexander Machuca Bardales @Pexels

Lo studio sulle piante invasive

A concentrarsi su come le piante invasive si stiano diffondendo nel mondo ci ha pensato di recente un team della University of Massachusetts Amherst. I ricercatori hanno provato a fare il punto su quanto si sa attualmente delle specie invasive e, soprattutto, su quali siano le questioni da risolvere per arrivare a una gestione efficace della problematica. Per il lavoro il team ha dunque considerato un pool di 5.893 studi. I meno recenti risalivano al 1959. Ciò ha permesso di tracciare per la prima volta un quadro piuttosto esaustivo, ma è apparso evidente che le incognite sono ancora troppe. Gli scienziati non hanno, per esempio, potuto nemmeno definire con esattezza quante specie di vegetali invasive esistano nel mondo.

Cosa sappiamo delle piante invasive?

Lo studio ha mostrato che la scienza è ben lontana dal poter definire con esattezza la situazione delle piante invasive. Il lavoro ha rivelato che nei vari paper è stata attestata la presenza di 3.008 vegetali di questo tipo nel mondo. Secondo i modelli le specie invasive presenti sul pianeta sono, però, almeno 4.721. L’identità di 1.713 organismi rimane un mistero. La discrepanza è probabilmente dovuta a una spiccata asimmetria nelle analisi. Su zone come il Nord America si hanno, per esempio, dati in abbondanza, ma lo stesso non vale per il Centro e il Sud del continente o per l’Africa. Una mappatura globale, che risulterebbe uno strumento chiave per il contenimento della diffusione, risulta, dunque, ancora non realizzabile.

Cosa fare?

Contenere la diffusione delle piante invasive risulta oggi una priorità, ma il lavoro da fare è ancora molto. Per poter mettere a punto strategie efficaci è necessario capire quali sono le specie pericolose, come abbiano ampliato il proprio range d’azione e in che tempi è avvenuta l’invasione. Ciò che è certo è che fermare l’introduzione di nuovi organismi pericolosi rappresenta il miglior piano. Commercio e globalizzazione rendono, però, l’impresa complicata poiché le attività umane sono le maggiori responsabili delle alterazioni, spesso in modo totalmente non intenzionale. Il cambiamento climatico aggrava il quadro. Le piante autoctone vengono, infatti, soppiantate da quelle aliene anche perché le condizioni ambientali mutano e iniziano a favorire queste ultime.

Comprendere a fondo le dinamiche che portano alla diffusione incontrollata delle piante invasive è fondamentale. Le specie aggressive danneggiano, infatti, in modo permanente gli ecosistemi alterandone gli equilibri e generando un effetto domino che colpisce anche economicamente le popolazioni che contano sulla natura. Ciò che più ha sconvolto gli scienziati è che, nonostante gli sforzi, i numeri appaiono in continuo aumento.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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