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Mitilicoltura, il progetto europeo per il riciclo delle reti di plastica usate

Mitilicoltura, il progetto europeo per il riciclo delle reti di plastica usate

Un progetto europeo per il riciclo delle reti utilizzate nella mitilicoltura che ne evita la dispersione nell’ambiente

Nella cucina italiana e in quella mediterranea le cozze sono tra gli ingredienti protagonisti in diverse ricette. Al di là del loro apprezzamento in campo gastronomico, le reti utilizzate nella mitilicoltura rappresentano uno dei principali rifiuti dispersi in mare. Un progetto europeo viene in aiuto all'ambiente e garantisce il riciclo delle reti di plastica.

mitilicoltura riciclo reti
@envatoelements

Le reti usate nella mitilicoltura

La mitilicoltura è una pratica a basso impatto ambientale, ma anche questo settore ha le sue pecche. Infatti, le reti utilizzate nell'allevamento delle cozze sono tra i rifiuti più diffusi sulle spiagge e sui fondali marini. In Italia questo settore impiega oltre 2mila tonnellate di reti. Queste ultime hanno la funzione di sostenere i molluschi durante la loro crescita.

Le reti sono sostituite due volte e l'operazione si svolge totalmente in mare. Per questo motivo, è facile che alcune di queste strutture sfuggano al riciclo e finiscano disperse nell’ambiente. Le reti sono composte da materiali polimerici (tra cui il polipropilene) che impiegano oltre un secolo a degradarsi.

Riciclo difficile

Un'altra problematica legata alle reti usate nella mitilicoltura è che queste devono seguire un lungo e difficile percorso di riciclo. Infatti, le reti sono considerate un "rifiuto speciale non pericoloso". Il motivo di questo codice europeo dei rifiuti (Cer) è dovuto al fatto che, nel corso del loro utilizzo, sulle reti rimangono attaccati residui di materiale organico. Una volta rimosso questo materiale organico, è possibile procedere con il riciclo delle reti.

Secondo le stime sull'utilizzo delle reti nella mitilicoltura, per ogni chilogrammo di cozze venduto al mercato, viene impiegato circa un metro di rete. Queste ultime hanno un cost di circa 4 centesimi. Per tanto, ogni anno si spendono circa 2,6 milioni di euro in reti di plastica. E' evidente che servono delle pratiche volte ad una corretta gestione di questo prodotto in modo da portare anche la mitilicoltura verso l'economia circolare.

Il progetto "Life Muscles"

Il problema dell'inquinamento causato dalle reti usate nella mitilicoltura non è passato inosservato. L'Unione Europea ha finanziato il progetto "Life Muscles" (avente Legambiente come capofila) che prevede il riciclo delle reti di plastica usate nella mitilicoltura. Il progetto dura quattro anni ed ha un costo di circa 3 milioni di euro.

Gli operatori del progetto "Life Muscles" applicheranno un processo di recupero del polipropilene elaborato da Enea con i finanziamenti dell'Associazione mediterranea acquacoltori (Ama). Il processo prevede la distruzione del materiale organico adeso alle reti attraverso delle reazioni chimiche. In questo modo è possibile praticare il riciclo anche per le reti usate nella mitilicoltura.

Una buona notizia per l'ambiente

Il riciclo delle reti di plastica utilizzate nella mitilicoltura con il progetto "Life Muscles" ha due conseguenze positive. Il primo è quello di ridurre l'inquinamento causato dalla dispersione dei rifiuti polimerici. Il secondo è quello di far risparmiare agli acquacoltori migliaia di euro attraverso la rivendita del materiale recuperato e il suo riutilizzo.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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