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Microplastiche negli oceani: il ritmo a cui aumentano è allarmante

Microplastiche negli oceani: il ritmo a cui aumentano è allarmante

La quantità di microplastiche negli oceani cresce in modo vertiginoso e ormai nelle acque galleggiano milioni di tonnellate di particelle

Le microplastiche sono una minaccia per umanità e pianeta e un recente studio ha mostrato che il ritmo a cui tali inquinanti vengono immessi negli oceani è da record. Il paper, pubblicato in Plos One, ha proposto un’analisi sistematica e ha lanciato l’allarme per il futuro. Le conseguenze della contaminazione delle acque rischiano, infatti, di rivelarsi devastanti e ai governi sono richieste azioni decise.

microplastiche oceani
@envatoelements

Record di microplastiche negli oceani

A mostrare che la concentrazione di microplastiche negli oceani sta crescendo a ritmi senza precedenti ci ha pensato un team del 5 Gyres Institute in California. Gli scienziati hanno rilevato che la quantità di sostanze inquinanti presenti nelle acque superficiali è in costante aumento dal 2005. Oggi nei mari galleggiano 170.000 miliardi di frammenti di plastica, per un peso complessivo di 2.3 milioni di tonnellate.

Per arrivare a tale stima i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti tra il 1970 e il 2019 da 12.000 stazioni dislocate tra Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano. Tra il 1970 e il 2005 non sono emersi trend stabili, ma la tendenza tra quell’anno e il 2019 è risultata chiara.

Dove si trovano le microplastiche?

L’aumento della concentrazione di microplastiche presenti negli oceani è direttamente proporzionale alla crescita globale nella produzione di plastica. Questa è, infatti, raddoppiata tra il 2005 e il 2019, passando da 263 milioni a 460 milioni di tonnellate annuali. I rifiuti, introdotti in mare, vanno incontro a frammentazione e le particelle di diametro inferiore ai 5mm, appunto le microplastiche, continuano il loro ciclo.

Molte attività quotidiane, come il lavaggio in lavatrice di tessuti sintetici, contribuiscono alla contaminazione e le microplastiche sono diventate ubiquitarie. Entrano, infatti, nella catena alimentare e si trovano tanto nel corpo di pesci, tartarughe, uccelli marini e altri animali, quanto nel sangue, nelle urine, nei polmoni e persino nella placenta dell’uomo. Dalla ricerca sono state escluse tutte le particelle ancora più piccole, dette nanoplastiche, che aggravano ulteriormente il bilancio.

Agire contro l’inquinamento da microplastiche in mare

Il nuovo studio ha mostrato che agire perché la quantità delle microplastiche negli oceani non continui ad aumentare è prioritario. Secondo le stime il tasso di immissione di plastica nei mari è destinato a crescere di 2.6 volte entro il 2040 e ciò non è sostenibile. I ricercatori chiedono, dunque, ai governi e alle Nazioni Unite provvedimenti vincolanti che possano avere effetto su scala globale.

L’obiettivo è intervenire alla radice del problema, limitando la produzione di rifiuti, piuttosto che orientarsi verso la pulizia. I dati mostrano che il ruolo del riciclo e della circolarità nell’industria è, infatti, ancora troppo marginale e che sono necessarie nuove strategie. Le opposizioni all’interno del settore rimangono, tuttavia, forti.

Gli oceani sono un ambiente chiave per il pianeta e la quantità di microplastiche che galleggia al loro interno è una minaccia. Dal 2019 i progressi in materia di rifiuti non sono mancati e la messa al bando della plastica monouso è diventato effettiva in diversi Paesi. Le basi per un trattato internazionale sulla questione sono, poi, già state poste e il 2024 potrebbe diventare l’anno della svolta.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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