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L’eolico offshore minaccia gli uccelli? L’allarme del Regno Unito

L’eolico offshore minaccia gli uccelli? L’allarme del Regno Unito

L’eolico offshore è parte integrante della transizione green, ma, dove i progetti si moltiplicano, a non esserne entusiasti sembrano gli uccelli marini.

Nel Regno Unito l’approvazione di un progetto per un nuovo parco eolico offshore ha messo in allarme gli ambientalisti, preoccupati per gli uccelli marini. Il governo assicura di aver preso ogni precauzione, ma il complicato rapporto tra questa fonte di energia green e la fauna non può essere ignorato. Conciliare lotta alla crisi climatica e salvaguardia degli ecosistemi non è semplice, ma non riuscirci non appare un’opzione.

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Un settore che avanza

Il progetto per il nuovo parco eolico offshore Norfolk Boreas ha portato molti a preoccuparsi per la salute degli uccelli marini. La struttura sorgerà a 72 km dalla costa, su una superficie di 748 km2, e arriverà a fornire energia a 2 milioni di abitazioni. Per il Regno Unito l’eolico rappresenta un settore di punta e il nuovo progetto è visto come un punto cardine nella transizione verso il rinnovabile. La paura è, però, che a farne le spese sia la fauna e soprattutto la grande varietà di uccelli marini che transitano per le zone destinate al nuovo impianto. Gabbiani tridattili e minori dal dorso nero, nonché sule e urie sono già a rischio e potrebbero subire conseguenze irreparabili.

Eolico offshore e uccelli

L’interazione tra eolico offshore e uccelli marini non si è rivelata complicata solo nel Regno Unito. Turbine e pale rappresentano in generale un pericolo per i volatili. Il rischio di collisione è alto e, anche quando gli uccelli riescono a evitare lo scontro, il dispendio di energia richiesto per farlo è altissimo. Ciò rende, per alcune specie, le migrazioni estremamente complicate e le obbliga, in alcuni casi, a modificare i tragitti. Vari uccelli finiscono così per non poter più accedere a zone cardine per nutrimento, accoppiamento e nidificazione. Le strategie di mitigazione a oggi adottate non offrono purtroppo garanzie. La loro efficacia è, infatti, valutabile solo dopo diversi anni quando, in caso di risultati insoddisfacenti, il danno risulta irreparabile.

Eolico offshore o uccelli marini?

La convivenza tra eolico offshore e uccelli marini sta diventando inevitabile e cercare una soluzione è d’obbligo. I piani di decarbonizzazione dell’UE prevedono che tale settore supplisca al 30% della domanda di elettricità entro il 2050. Ciò significa aumentare di 20 volte la capacità attuale dell’eolico offshore. Sarebbe, dunque, in primis, necessario evitare di costruire impianti in zone considerate habitat di specie a rischio. Studi e ricerche condotti in modo razionale e coordinati a livello internazionale dovrebbero essere alla base di ogni progetto. Una lotta alla crisi climatica che si ripercuote sugli ecosistemi si traduce un circolo vizioso e l’uomo non ne ha bisogno.

L’eolico offshore è destinato a occupare in futuro un ruolo di rilievo ed evitare che a farne le spese siano gli uccelli marini è compito proprio dell’uomo. L’umanità si è rivelata capace di alterare ogni equilibrio. Cercare di non peggiorare la situazione, mentre tentiamo di riparare ai nostri stessi errori, appare quantomeno doveroso.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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