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L'obesità infantile è collegata all'inquinamento dell'aria

L'obesità infantile è collegata all'inquinamento dell'aria

L’obesità infantile sembra essere collegata all’inquinamento dell’aria, specialmente quello prodotto da automobili e camion. Lo mostra uno studio.

Non solo cattive abitudine ed educazione, l’obesità infantile pare essere collegata anche dall’inquinamento dell’aria. Questa la conclusione di uno studio pubblicato da The Journal Environmental Health, che con un analisi di oltre 2.300 bambini ha notato una forte correlazione tra la crescita nelle vicinanze di strade trafficate e lo sviluppo dell’obesità infantile.

Obesità infantile: l’ultimo danno dell’inquinamento

Lo studio ha preso in esame un campione di 2.318 bambini e, tenendo in considerazione anche variabili quali genere, etnia e educazione parentale, ha riscontrato un’importante correlazione tra l’esposizione all’inquinamento e lo sviluppo dell’obesità infantile. I bambini maggiormente esposti in tenera età ad aree trafficate, tendevano, giunti al decimo anno d’età, a pesare mediamente un chilo di più di quelli meno esposti all’inquinamento. Nello specifico la sostanza incriminata è il diossido di azoto, prodotto dalla combustione dei motori diesel, anche se studi precedenti avevano mostrato l’effetto negativo in termini di peso anche di altre sostanze.

Quanto ancora non risulta chiaro è la ragione per cui l’inquinamento sembri condurre all’obesità infantile. Un’ipotesi sostiene che l’effetto infiammatorio delle sostanze inquinanti sull’organismo causi degli scompensi metabolici nei bambini. Data la crescente urbanizzazione e considerando la sempre maggiore esposizione a cui sono sottoposti i bambini in tenera età, specialmente nei passeggini, la questione non va in alcun modo sottovalutata. Che l’inquinamento fosse dannoso per l’organismo ormai è un dato di fatto, ma che il suo effetto avesse un tale impatto sistemico su un organismo in fase di sviluppo, suona ai profani come una sorpresa. Senza contare il peso delle implicazioni anche di carattere sociale di questa scoperta, ulteriore testimonianza di un divario sociale in costante crescita, che colpisce duramente le fasce meno abbienti della popolazione, che tendenzialmente vivono nelle zone più inquinate. Tutti segnali indicano l’urgenza crescente di una rivoluzione verde.

Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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