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Buco nell’ozono: il fumo degli incendi rischia di allargarlo

Buco nell’ozono: il fumo degli incendi rischia di allargarlo

Un nuovo studio ha mostrato che gli incendi sono una minaccia per il buco nell’ozono e che a rischio ci sono anni di progressi

Il buco nell’ozono si sta pian piano chiudendo, ma i grandi incendi rischiano di rallentare il processo. A mostrarlo ci ha pensato uno studio pubblicato su Nature. Il paper ha analizzato l’impatto dei roghi che hanno devastato l’Australia nella stagione 2019-2020 e ha rivelato dati preoccupanti. Gli scienziati sono preoccupati per il futuro, poiché il cambiamento climatico rende il fuoco una minaccia sempre più pressante.

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@envatoelements

Lo studio su incendi e buco nell’ozono

A mostrare che gli incendi influiscono sullo stato del buco nell’ozono ci ha pensato un team del Massachusetts Institute of Technology. I ricercatori si sono concentrati sugli incendi che in Australia hanno raso al suolo 60 milioni di ettari di vegetazione tra fine 2019 e inizio 2020. Ciò ha comportato il rilascio in atmosfera di oltre 1 milione di tonnellate di fumo.

A settembre dello stesso anno il buco nell’ozono si era allargato del 10%, cioè di 2.5 milioni di chilometri. Alle medie latitudini, nell’emisfero australe, le sostanze nocive avrebbero rosicchiato dal 3 al 5% dello strato di gas. La tesi dei ricercatori è, dunque, che l’aerosol prodotto dai roghi generi reazioni chimiche pericolose e possa causare danni a lungo termine, diventando con il tempo più velenoso.

Conseguenze degli incendi sul buco nell’ozono

Gli incendi sono una minaccia seria per il buco nell’ozono e, quindi, per la Terra. Gli scienziati hanno evidenziato che ciò che il rilascio di fumo nell’atmosfera innesca è una specie di effetto domino. Nella stratosfera, infatti, i dati hanno mostrato che ai roghi faceva seguito un brusco calo dei livelli di acido cloridrico e un picco in quelli di monossido di cloro, sostanza altamente dannosa per l’ozono.

Questo accadeva perché il primo composto è in grado di legarsi all’aerosol del fumo, innescando una serie di reazioni chimiche. Lo strato di ozono rappresenta, però, una protezione per umanità e pianeta, dato che agisce da filtro contro le radiazioni solari. Blocca, infatti, una parte dei raggi UV, pericolosi per la salute, che, altrimenti, raggiungerebbero la Terra.

Il buco nell’ozono oggi

Evitare che gli incendi abbiano un impatto devastante sul buco nell’ozono dovrebbe essere considerata una priorità. Il recupero dello strato di gas rappresenta, infatti, una delle più importanti vittorie dell’umanità in campo ambientale. Dalla messa al bando dei CFC con il Protocollo di Montreal del 1989 i progressi sono costanti e le stime affermano che il buco potrebbe chiudersi entro il 2040.

Susan Solomon, autrice leader, ha, però, specificato che i nuovi dati cambiano gli scenari. Il riscaldamento globale sta, infatti, rendendo gli incendi sempre più intensi e frequenti e la preoccupazione è che il recupero venga rallentato. A essere seguiti da un assottigliamento dello strato di ozono sono stati anche i roghi che nel 2003 in Siberia hanno bruciato oltre 55 milioni di acri di taiga e ciò in prospettiva spaventa.

Non è ancora chiaro se gli incendi siano in grado di influire in modo definitivo sul buco nell’ozono e gli scienziati affermano che approfondire la ricerca è d’obbligo. Solomon ha definito le scoperte tanto eccitanti dal punto di vista scientifico, quanto tragiche per il pianeta. Il prossimo obiettivo è capire se la tipologia di foreste che brucia abbia una rilevanza. Rallentare la corsa del cambiamento climatico appare, comunque, imprescindibile.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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