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Brasile, il contributo degli indigeni alla rigenerazione della Foresta Atlantica

Brasile, il contributo degli indigeni alla rigenerazione della Foresta Atlantica

Gli indigeni Guarani Mbya, nella Foresta Atlantica del Brasile, reintroducono specie native di api e piante, anche meglio degli esperti

Istituzioni e scienziati non sono gli unici in grado di proteggere o ricostruire un ecosistema. Riescono a farlo anche persone comuni, che non hanno alcuna nozione di conservazione, ma che possiedono un enorme bagaglio di consapevolezza tramandato dagli antenati. È il caso degli indigeni della Foresta Atlantica del Brasile, che negli ultimi anni hanno iniziato a ricostruire la sua biodiversità. E, secondo gli studi, lo fanno anche meglio degli esperti.

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@envatoelements

Qual è lo stato della Foresta Atlantica del Brasile?

La Foresta Atlantica del Brasile copre il lato Est del Paese, attraversando 17 regioni e toccando anche Argentina, Paraguay e Uruguay. Con oltre 1 milione di km2, è la seconda più grande foresta pluviale del Brasile. Ospita 20.000 specie di piante vascolari, di cui 8000 endemiche, cioè esclusive di questo ecosistema. Le riserve del Sud-Est sono la casa di giaguari, bradipi, tamarini leone dorato, porcospini setolosi e raganelle Bocaina.

Oggi è rimasto intatto il 12% di questa foresta. Perché, dal 16° secolo fino a oggi, è stata deforestata per legname, estrazione mineraria, piantagioni di caffè e zucchero, allevamenti ed espansione urbana.

Ma è qui che vivono ancora molte popolazioni indigene, tipo i Guarani Mbya. In particolare quelli di Yvy Porã, uno dei 6 villaggi che costituiscono il Jaraguá Indigenous Territory.

Le iniziative degli indigeni

In particolare a partire dal 2016, i nativi di questo villaggio hanno notato che le api nella loro foresta stavano scomparendo. Niente più nidi della specie uruçu, e molto pochi della jataí. Nello stesso anno, però, hanno scoperto che alcuni villaggi nella regione di Espírito Santo stavano acquistando delle api native, per poi allevarle e reintrodurle in natura. E così i Guarani Mbya hanno deciso di portare l’idea anche nelle loro terre.

Oggi hanno già reintrodotto 8 specie native di api in 5 dei loro villaggi, dove stanno anche pensando di iniziare a produrre e vendere miele. Ed è solo una parte della loro azione di rigenerazione. Rimuovo specie invasive come le piante di caffè ed eucalipto, introdotte dalle piantagioni. Reintroducono piante native come pernambuco, mate e palmito juçara. Fanno percorsi di educazione con le scuole, e organizzano escursioni didattiche nelle loro terre.

Studi recenti del “World Resources Institute” e pubblicati su “PNAS Nexus” lo dimostrano. Le foreste dell’Amazzonia gestite dagli indigeni, come anche la Foresta Atlantica del Brasile, soffrono meno di deforestazione e hanno tassi di riforestazione più elevati rispetto a quelle protette da parchi nazionali.

Manca solo il riconoscimento del governo

Fare tutto questo ha dei costi importanti, che spesso vengono sostenuti da Organizzazioni Non Governative. Ma il loro supporto non basta a coprire tutto quello di cui la Foresta Atlantica del Brasile avrebbe bisogno. E molti potenziali finanziatori si tirano indietro quando scoprono che il governo brasiliano non ha ancora riconosciuto ai Guarani Mbya la piena proprietà della loro terra. Il neopresidente Luiz Inácio Lula da Silva ha promesso molte iniziative in questo senso, e gli indigeni di Yvy Porã sperano che siano mantenute a breve.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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