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Natura horror: il fungo-zombie di The Last of Us

Natura horror: il fungo-zombie di The Last of Us

Le formiche zombie e il fungo Cordyceps possono sembrare usciti da un film dell'orrore, ma sono loro ad aver ispirato le immaginarie vicende del videogioco. Con un inquietante colpo di scena.

Esistono diverse varietà di funghi. Alcuni si mangiano, da altri è meglio stare alla larga. Ma in natura c’è anche una specie capace di «controllare» la mente degli insetti e, al momento di proliferare, di togliere la vita alle creature che lo hanno ospitato per poter sopravvivere. Crudele quanto macabro, è il caso del fungo parassita Cordyceps, una specie di micete noto perlopiù al mondo dei videogiocatori per aver ispirato gli inquietanti quanto orribili zombie del capolavoro survival-horror The Last of Us. Nel quale il nostro mondo ha subìto un’apocalisse fungina, dove si sviluppa la storia tra Joel, un cinico superstite della pandemia ed Ellie, una ragazzina quattordicenne nata e cresciuta in questa drammatica realtà.

Il Cordyceps e le formiche zombie

L'idea iniziale del gioco si ispira ad un fenomeno davvero esistente in natura. L’Ophiocordyceps unilateralis è forse la specie di fungo più vicina allo stesso che ha contagiato gli umani in The Last of Us. I ricercatori hanno infatti analizzato al microscopio il caso delle formiche della specie Camponotus leonardi, per seguire l'evoluzione dell'infezione. L’aspetto più macabro è quello della «zombificazione»: quando la spora attacca la piccola creatura per via respiratoria, prende il sopravvento sul cervello dell’insetto «comandandogli» di spostarsi in un luogo ideale per il fungo in cui riprodursi e proliferare.

Quando giunge il momento della germinazione, il parassita cresce causando il disfacimento dei muscoli e delle fibre nutrendosi degli organi interni dell’ospite fino a che non rimane nulla eccetto l’esoscheletro dell’insetto. Alla fine, il fungo spunta dal corpo ormai privo di vita, diffondendo le spore su nuove malcapitate vittime. E per qualche oscura ragione, il Cordyceps tende a uccidere l'ospite a mezzogiorno. «L'intero processo, dall'infezione al rilascio delle spore, richiede dalle due alle tre settimane» spiega David Hughes, entomologo alla Pennsylvania State University responsabile della ricerca sull’Ophiocordyceps. «Immagino gli insetti come chimere: in parte formiche, in parte fungo. Con il passare del tempo, la parte fungale aumenta fino a che il comportamento delle formiche sfugge del tutto al loro controllo».

Ogni fungo ha il suo insetto

In realtà il Ophiocordyceps unilateralis conta quattro specie, tutte in grado di controllare la mente delle formiche. Una volta ultimata la crescita, le ramificazioni che spuntano dai cadaveri sono diverse a seconda del fungo. Ad esempio, l’Ophiocordyceps camponoti-rufipedis produce un solo stoma con qualche sfera rugosa di spore, mentre l’Ophiocordyceps camponoti-balzani crea un ramo biforcuto. Quest’ultimo inoltre, nel momento in cui sta per uccidere la formica, sprigiona una sostanza che consente alla creatura di mordere con una forza anomala qualunque cosa su cui si trovi, in modo da restare ancorata anche a testa in giù. Queste specie di fungo sono state individuate al momento nella foresta pluviale atlantica del Brasile, che sta cambiando rapidamente a causa del riscaldamento climatico e della deforestazione, e nelle volte arboree della Thailandia.

Ma le formiche non sono gli unici insetti attaccati dalle spore: diverse specie tra cui vespe, grilli, falene e mosche possono diventare vittime; anche i ragni possono essere prede. Come spiega Hughes, «i funghi di questo genere sono il prodotto di un'interazione estremamente evoluta fra ospite e parassita, il che dà luogo a un rapporto talmente specialistico che se si estingue l'ospite, anche per il fungo non c'è più modo di sopravvivere». In ogni caso, la propagazione di queste spore avviene in molti modi diversi: alcune specie creano una sorta di spillo infettivo che spunta dal corpo dell’ospite e contagia gli insetti di passaggio; altre invece producono spore esplosive sui cadaveri che colpiscono gli esseri sani quando si avvicinano al cadavere.

L’umanità non è in pericolo… o quasi

Tuttavia, il gioco è diverso dalla realtà dei fatti. Secondo la rivista Scientific American il fungo Cordyceps non trasformerà gli uomini in degli zombie: «non tutti questi parassiti sono dei malvagi creatori di zombie come si potrebbe credere. Alcune specie di Cordyceps hanno qualità mediche: uno di questi funghi, il Cordyceps subsessilis, è stato usato per ricavare farmaci immunosoppressivi impiegati nei trapianti d’organi». Ma, precisa ancora la rivista, «il mix di arte grafica e verosimiglianza dà la possibilità di creare un’apocalisse di Cordyceps con rigore scientifico». Ed è a partire da questa probabilità che si spiegano alcune teorie del complotto e scenari preoccupanti su un possibile contagio negli esseri umani.

In ogni caso, rimane comunque intrigante come i game designer e sceneggiatori del gioco abbiano offerto una realistica e terrificante interpretazione di cosa potrebbe accadere rimanendo fedeli a come il fungo infetta gli altri organismi. Oltre a regalare vere e proprie dosi gratuite di adrenalina pura e balzi sulla poltrona durante l’avventura.

Fonti: wikipedia.org - thelastofus.playstation.com - tested.com - scientificamerican.com


Jacopo Orlo
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Studente di Giornalismo, la mia passione è tutto ciò che riguarda il mondo dell'intrattenimento: cinema, fumetti, serie tv, videogiochi. Alla ricerca di cose nuove e stimolanti che possano essere condivise con chi nutre le mie stesse passioni.
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